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Il fallimento di Monti: l'evasione fiscale è cresciuta

L'aumento dell'aliquota Iva al 21% ha peggiorato una situazione già gravissima. E così spunta un buco per lo Stato di 7 miliardi

Giulio Bucchi
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di Francesco De Dominicis Sui numeri hanno provato a mischiare un po' le carte, ma la sostanza è netta. I conti del Governo guidato da Mario Monti sono sbagliati e quindi chi si troverà a palazzo Chigi dopo i tecnici sarà costretto a dare il via all'ennesima spremuta di tasse. A dirlo è il Nens: stiamo parlando del centro studi Nuova economia nuova società fondato da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco. Il che fa assumere all'apparente, freddo «Aggiornamento» su «Andamenti e prospettive della finanza pubblica italiana» un valore assai rilevante. Un documento, quello diffuso ieri, che getta le basi per le prime mosse di un eventuale Esecutivo guidato dal segretario del Partito democrativo.  Il primo compito per Bersani premier, dunque, sarà «una manovra immediata» che il Nens ritene «sostanzialmente obbligatoria» anche se al quartier generale dei democratici tendono a sminuire l'analisi curata dall'ex ministro delle Finanze. Analisi, che in buona sostanza, si traduce in un  avvertimento, per certi versi pure apprezzabile: il Pd è trasparente e annuncia, seppur per vie traverse, le sue intenzione. Cioè una correzione dei conti pubblici pari ad almeno lo 0,5% del prodotto interno lordo: più o meno 7,5 miliardi di euro. Un'altra spremuta fiscale è in arrivo per tappare un vero e proprio «buco» nei conti che trae origine da una serie di errori scovati da Visco nelle stime e nelle previsioni del Governo Monti. Previsione definite «piuttosto ottimistiche». Ecco la lista delle toppe “tecniche”. Ripresa evasione e boomerang Iva al 21%. È uno dei passaggi più duri, in cui il documento boccia le mosse di Monti. «L'intervento sulle aliquote Iva è stato limitato rispetto alle ipotesi iniziali, ma prevede pur sempre un incremento dell'1% (dal 20% al 21%, ndr) della sola aliquota ordinaria, i cui effetti  sono perlomeno dubbi alla luce della documentata  ripresa dell'evasione». In sostanza, l'inasprimento della tassa sui consumi si è rivelata un boomerang:   con «un aumento della propensione all'evasione dell'Iva dopo molti anni di variazioni di segno contrario». Meno gettito  lo Stato, dunque. E il nens punta il dito proprio contro l'innalzamento dell'aliquota Iva che «in combinato disposto con la crisi economica» ha fatto schizzare all'insù i dati sull'evasione. Imposte indirette. L'associazione ha quindi individuato  una  clamorosa voragine nei bilanci dello Stato. Semaforo verde all'accelerazione della crescita delle imposte dirette, legate al giro di vite Imu, dice il Nens che tuttavia osserva come  «il gettito delle imposte indirette potrebbe esssere inferiore rispetto a quello previsto per un importo tra i 5,5 e i 7,5 miliardi». Non solo. «Questo divario - si legge nel documento - potrebbe persino crescere se continuasse la flessione del gettito Iva già notata nel 2011».  Pil in calo: «stime sovrastimate». Il quadro è in «peggioramento» e le «ipotesi formulate dal Governo» si riveleranno «sovrastimate». Linguaggio tecnico per dire che a palazzo Chigi l'hanno sparata grossa: Monti e il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, hanno indicato nel Documento di economia e finanza oltre che nella succesiva Nota di aggiornamento una crescita economica in calo dello 0,2%  nel 2013. Ma il Nens, che considera più realistiche le previsioni di Commissione europea e Istat, parla di un calo pari allo 0,5%.      Debito pubblico e avanzo. Secondo il Nens, «l'avanzo primario (differenza tra entrate e uscite dello Stato al netto della spesa per interessi sui titoli pubblici, ndr) per il 2012 potrebbe collocarsi tra il 2,4% e il 2,6% del pil (contro il 2,9% previsto dal Governo, mentre l'indebitamento netto raggiungerebbe un valore compreso tra il 2,9% e il 3,1% del pil (contro il 2,6% previsto)». Il che equivale a dire: lo Stato risparmierà meno e sarà costretto ad aumentare il debito pubblico. Occhio, poi, alle valutazioni sugli anni successivi al 2013 sfornate a palazzo Chigi. Perché, osserva ancora il documento targato Nens, il Governo scommette sulla ipotesi di centrare le stime sia sul 2012 sia sul 2013. Previsioni che non tengono conto, ovviamente, i «possibili effetti di trascinamento» delle toppe rilevate dallo stesso Nens. In particolare, se non ci sarà una inversione di rotta sull'evasione Iva, i conti pubblici potrebbero soffrire parecchio.   Addio al pareggio di bilancio. La lunga analisi di Visco porta a una drammatica conclusione: addio al pareggio di «bilancio strutturale» tanto sbandierato da Monti e ai patti con l'Unione europea. Ciò perché l'Esecutivo punta tutto sull'accumulo di avanzi primari per ridurre il debito, correndo un rischio pari a quello di chi, al casinò, mette tutte le sue fiche sul numero secco alla roulette. Allora «la prossima legislatura potrebbe aprirsi con la necessità di realizzare in tempi rapidi una manovra di rientro dal disavanzo eccessivo e correzione del sentiero di evoluzione del rapporto tra debito e pil». Tanto rigore per nulla. twitter@DeDominicisF    

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