Cerca
Logo
Cerca
+

Di Maio premier Travaglio ministro: ecco il governo M5s

Esplora:

Ignazio Stagno
  • a
  • a
  • a

Ecco, Marco Travaglio alla Giustizia, in un futurbile governo grillino, sarebbe davvero una garanzia di garantismo. Una certezza dell'applicazione della pena, soprattutto se il condannato arriva dal centrodestra. Perché fra i sogni di gloria del Movimento 5 Stelle, ovvero di prendersi Palazzo Chigi dopo le elezioni europee essendo convinti di averle già vinte, c'è anche quello di consengnare il dicastero di via Arenula al vice direttore del Fatto Quotidiano, folgorato sulla via delle Cinque Stelle ben prima della rottura con Michele Santoro, conduttore di Servizio Pubblico su La7 e creatore di Announo, il nuovo programma affidato alle cure di Giulia Innocenzi. Per i grillini sarebbe la quadratura del cerchio, sempre che il giornalista accetti l'offerta dei pentastellati. Un rischio, quello del «no grazie», che gli esponenti del Movimento 5 Stelle sono pronti a correre, consapevoli del fatto che l'idea di Gianroberto Casaleggio - «il Movimento è pronto a prendersi responsabilità di governo con una nostra squadra» , ha detto domenica il guru dei grillini a Lucia Annunziata durante il programma In Mezz'ora - non è solo un'idea, una sorta di foglie al vento lanciate nel vortice della campagna elettorale, ma una prospettiva di lavoro. Tanto che il fanta ministro non è poi tanto fanta. «Noi non faremo come Matteo Renzi che ha venduto nomi senza avere nessuna di garanzia di averli in squadra», spiegano a riflettori spenti vari esponenti grillini, come nel caso del patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, o Oscar Farinetti, il dominus di Eatitaly, «ma puntiamo molto sulle risorse interne che ci sono e vanno solo valorizzate». Già, «noi siamo piccoli ma cresceremo» è il refrain che riecheggia nei corridoi ovattati di Montecitorio, dove alcuni grillini hanno imparato a muoversi con grande dimestichezza e con passo felpato. In fondo questa è pur sempre la Camera dei deputati. E proprio da quest'aula uscirebbero, ma solo per fare solo pochi metri visto che Palazzo Chigi è praticamente attaccato a Montecitorio, sia il premier che il ministro dello Sviluppo Economico. Al posto di Matteo Renzi radio 5 Stelle indica con unanimità di consensi Luigi Di Maio. Il diretto interessato, ovviamente, smentisce, nega, glissa. «Roba da fantacalcio», dice sorridendo il vice presidente della Camera a chi lo interroga sul tema. «In queste ore», scrive sui social network l'esponente grillino, «c'è un susseguirsi di notizie che mi riguardano sul tema “Di Maio candidato premier dei 5 Stelle”. A chi mi chiede un parere, rispondo che in questo Movimento il metodo viene prima di ogni cosa. Abbiamo deciso insieme ai cittadini il candidato Presidente della Repubblica», dice Di Maio, «la legge elettorale, il reato di clandestinità, i candidati alle elezioni politiche ed europee e la legge sul finanziamento pubblico all'editoria. Anche il futuro governo 5 Stelle, che arriverà presto, lo decideremo insieme. Tutto il resto è roba da fantacalcio», taglia corto Di Maio. Che a Palazzo Chigi, però, andrebbe molto volentieri. Eppure le voci corrono eccome, e i sorrisi pure. Allo Sviluppo Economico, sempre le voci interne al Movimento, andrebbe il deputato Mattia Fantinati. Un nome sconosciuto ai più, ma di grande appeal fra i grillini. «Il lavoro che sta facendo all'interno della commissione Attività produttive, commercio e turismo della Camera è da Oscar», dicono i suoi colleghi, «sia in termini di quantità che di qualità». E se per caso Fantinati dovesse aver bisogno di consulenti esterni, radio 5 Stelle indica nell'imprenditore Arturo Artom, «in sintona con Casaleggio», e nell'economista Loretta Napoleoni due validi sostegni.Quest'ultima, in particolare, potrebbe anche essere dirottotata verso il dicastero di viale XX Settembre. Alle Riforme, invece, andrebbe il vicepresidente della Commissione Affari costituzionali della Camera Danilo Toninelli, mentre il presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai, Roberto Fico, avrebbe davanti a sé una doppia chanche. O vice ministro allo Sviluppo economico con delega alle comunicazioni o il ministero dell'Interno, «Sempre che non venga indicato per il consiglio di amministrazione della Rai», dicono alcuni colleghi. Anche in questo caso il diretto interessato sorride e passa oltre. «Non so niente, è prematuro». Il resto dell'esecutivo potrebbe essere composto da Laura Castelli alla Funzione Pubblica, Barbara Iezzi agli Esteri, con l'ozpione Alessandro Di Battista quale ottimo outsider. E Grillo e Casaleggio? Silenzio. In fondo loro sono i capi e i capi scelgono sempre il meglio. di Enrico Paoli

Dai blog