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Appello Ruby, il pg: "Silvio Berlusconi commise un colossale abuso"

Andrea Tempestini
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Pochi giorni alla sentenza di secondo grado nel processo Ruby, attesa per il 18 luglio. Silvio Berlusconi è accusato di concussione e prostituzione minorile. La trappola è tesa, al tribunale di Milano è tutto pronto per sferrare l'ultimo attacco al Cavaliere. Un attacco che, con il successivo terzo grado di giudizio atteso entro la fine dell'anno, potrebbe far "saltare" i servizi sociali del leader di Forza Italia, costringerlo ai domiciliari e all'interdizione a vita dai pubblici uffici. La tempesta perfetta, insomma, scatenata dal pool meneghino. Dopo la condanna dello scorso agosto nel processo Mediaset, il Cav ora rischia di più. Molto di più. Richiesta respinta - Al centro di tutto resta la telefonata dell'ex premier al capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, in cui chiese il rilascio della giovane marocchina affermando che gli era stata segnalata come "nipote di Mubarak". Nel corso della sua requisitoria, il sostituto pg Pietro De Petris, ha respinto la richiesta della difesa di rinviare gli atti al tribunale dei ministri. Il pg ha ribadito che il Cavaliere avrebbe abusato "della sua qualità" con quella telefonata nella notte di maggio 2010, e che dunque non avrebbe commesso un reato nell'esercizio delle sue funzioni. Ne segue che, per le toghe, il giudizio spetta "al giudice ordinario, e non al tribunale dei ministri". Secondo il pg, inoltre, l'affermazione di Berlusconi su Ruby sarebbe una "radicale falsità", al centro dell'intero provvedimento. "Abuso colossale" - De Petris afferma poi che Ostuni sarebbe stato "vittima di un abuso colossale: ha perfettamente compreso ciò che gli era stato impartito da Silvio Berlusconi era un ordine e a quest'ordine doveva adempiere, quindi chiese di accelerare il rilascio della ragazza e la consegna a Nicole Minetti". Per le toghe, dunque, il Cav avrebbe "ordinato" ed Ostuni - perfettamente consapevole ma, secondo il teorema, intimorito - "eseguito". Il Cavaliere, inoltre, "non si è limitato a far valere l'autorità di presidente del Consiglio ma ha parlato di un pericolo di incidente diplomatico. Ciò - prosegue - denota una inequivoca portata intimidatoria" nei confronti del capo di gabinetto della Questura meneghina. Pochi dubbi, per il pg: Berlusconi compì "una concussione per costrizione e non per induzione". Un schema, quello togato, con cui si cerca di blindare la pena inflitta in primo grado, quella a 7 anni di carcere. Il Pg non ha la minima intenzione di chiedere alcuno sconto. I testimoni - Inoltre, De Petris, in uno dei passaggi iniziali della requisitoria ha bollato le testimonianze portate dalla difesa di Berlusconi come portatrici unicamente di "interesse mediatico", ma "a mio parere con rilievo processuale uguale a zero". La toga si riferisce alle deposizioni quali "George Clooney o Ronaldo". Il Pg, indicando quella che definisce "assoluta irrilevanza" delle testimonianze dell'attore Usa e del calciatore portoghese, ha in sostanza chiesto al collegio giudicante in secondo grado la richiesta di rinnovare, seppur in modo parziale, il dibattimento, richiesta avanzata con i motivi d'appello depositati dalla difesa dell'ex premier.

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