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Di Battista "La morte di Foley? Figlia della violenza degli americani"

Gian Marco Crevatin
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"Ho ricevuto ogni genere di insulto in questi giorni", inizia così il post su Facebook in cui Alessandro Di Battista risponde alle polemiche sulle discutibili esternazioni che lo stesso pentastellato si era lasciato sfuggire nei giorni scorsi. "Dibba" se la prende prima coi giornali, che a suo dire, hanno strumentalizzato le sue parole "un giornale ha anche scritto che avrei intenzione di farmi esplodere in una metro. Il tutto per aver espresso delle idee, riportato dei fatti e provato a capire", e pare, per un attimo, redento. Violenza chiama violenza - Il grillino fa un passo indietro, ma poi contrattacca: "A quel poveretto gli hanno messo addosso un divisa simile a quella indossata dai prigionieri a Guantanamo. Io penso che la violenza indecente, barbara, inaccettabile che ha subito quel ragazzo sia, in parte, figlia della violenza indecente, barbara, inaccettabile subita dai detenuti nel carcere di Abu Ghraib. Le violenze commesse in quella prigione furono senz'altro figlie di quel desiderio di vendetta che molti americani hanno provato dopo l'indecente, barbaro, inaccettabile attentato alle Torri Gemelle quest'ultimo anche figlio dell'indecente, barbaro, inaccettabile imperialismo nordamericano che ha portato milioni di persone a morire di fame". Post 11 Settembre - Non demorde Di Battista che sulla questione ha le idee chiare e rimarca la sua questione idealista: "Dopo l'11 settembre 2001 si è scelta una strada. Si sono inseriti concetti nuovi: “guerra giusta”, “bombe intelligenti”, “guerra preventiva”, “esportazione di democrazia”. E' possibile mettere in discussione tutto questo? E' possibile affermare che le orrende violenze commesse in questi giorni dall'ISIS siano collegate a quel che è accaduto negli ultimi anni in Medio Oriente?"

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