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Salvini grazia Belsito e rinuncia al risarcimento, Maroni furioso

Eliana Giusto
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I due - Roberto Maroni e Matteo Salvini - si erano sentiti in mattinata, per discutere di autonomia regionale e di altre faccende minori. Nessun cenno al processo contro l'ex tesoriere Francesco Belsito: anche per questo il governatore lombardo è caduto dalle nuvole, quando nel primo pomeriggio è rimbalzata la notizia che il Carroccio - a sorpresa - ha rinunciato a costituirsi parte civile per ottenere un risarcimento dall'uomo dei diamanti e degli investimenti in Tanzania. Ciò significa che i lumbard - rappresentati dall'avvocato Domenico Aiello, scelto da Bobo in persona - escono da tutti i dibattimenti: il loro legale non farà domande, non potrà formulare richieste ai giudici al momento delle conclusioni, non potrà far valere la voce del partito e soprattutto non potrà tentare di recuperare l'eventuale maltolto. Perplessità - «Ho letto questa cosa... Devo sentire Salvini su questo punto» risponde Maroni, a caldo, conversando coi giornalisti. Ma in privato si dice subito «molto stupito» per la decisione del leader. Però evita di telefonargli subito. Negli stessi momenti, il segretario federale è in via Bellerio e minimizza. «Sono cose che fanno parte del passato», e poi non intende «intasare i tribunali andando a chiedere quattrini che certa gente neppure ha: in ogni caso noi non possiamo spendere soldi e perdere tempo in cause che durano anni». In effetti, è freschissima la notizia dei 70 dipendenti di via Bellerio che il partito non è più in grado di pagare. E che peraltro sono praticamente gli stessi che lavoravano nel quartier generale anche ai tempi di Belsito. Fatto sta che la scelta di Salvini conferma la sterzata dei lumbard anche in ambito giudiziario: da qualche mese il segretario federale ha deciso di cambiare l'avvocato del partito, chiamando Claudia Eccher («ha la mia totale fiducia», dice l'europarlamentare) che quindi si sta occupando di tutte le cause che riguardano la Lega e che prima del suo arrivo finivano sul tavolo di Aiello, stimato da Maroni e che vanta delle consulenze anche per la Regione. Rivalità - La scelta di non costituirsi parte civile contro Belsito è stata annunciata proprio da Aiello, che ha parlato di valutazione «di natura squisitamente politica» del leader padano. Che rinuncia anche a prendersela contro altri protagonisti dello scandalo dei rimborsi elettorali 2008-2009: Stefano Bonet e Paolo Scala, accusati di aver riciclato 5,7 milioni di euro della Lega. «Non voglio parlare di queste cose, ci sono gli avvocati» taglia corto Salvini. Le linguacce ricamano subito sulla frattura tra Bobo e Matteo, che col passare del tempo starebbe venendo a galla sempre più chiaramente. Anche per un certo attivismo di Flavio Tosi, pupillo di Maroni e che in questi giorni ha stuzzicato il leader del partito perché cullano la stessa ambizione: tentare la scalata al centrodestra nazionale. Bobo non ha ancora preso posizione, ma in pubblico e in privato nega dissidi con Matteo. O almeno, li negava prima dello «stupore» di ieri. di Matteo Pandini

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