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Pd, "filmati i brogli delle primarie": il partito trema per l'intercettazioni

Andrea Tempestini
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Il leader della Destra Francesco Storace, sul Giornale d'Italia online, ieri ha lanciato il sasso nello stagno piddino: «Le multe di Ignazio Marino e le contestazioni al sindaco preoccupano giustamente il Pd. Che tace sulla presunta maxitangente a Marco Di Stefano. La vicenda Lazio Service infatti sembra non interessare al partito che lo ha fatto entrare in Parlamento grazie alle dimissioni di una deputata, Marta Leonori, nominata assessore della giunta Marino. Ogni giorno questa storia assume contorni sempre più inquietanti, ma il Pd sta zitto. E, ovviamente, anche il sindaco di Roma. Che cosa teme il partito di Renzi? Rivelazioni di Di Stefano?». In effetti è singolare che il Partito democratico nazionale non trovi il tempo di dire qualcosa (ma neppure i giornali in realtà sembrano molto interessati) su un'inchiesta dai molteplici filoni in cui diversi suoi esponenti appaiono implicati. Per capire il perché di tanto riserbo, forse conviene recuperare le due intercettazioni dello stesso Di Stefano con tali Amedeo e Antonio, in cui minaccia il suo stesso partito. Risalgono all'inizio del 2013, Di Stefano ha appena partecipato alle primarie del Pd per le elezioni politiche. Si è classificato diciassettesimo, conquistando una posizione che dovrebbe garantirgli l'ingresso in Parlamento. Ma all'ultimo momento vengono inseriti «alcuni esponenti proveniente dall'area nazionale». «IMBROGLI RIPRESI» Annotano i finanzieri che indagano sulla presunta tangente a Di Stefano: «Due di questi, appartenenti alla cosidetta corrente renziana, avrebbero occupato posizioni superiori a quelle di Di Stefano, relegato così al 23° posto». Il futuro deputato Pd è infuriato e vaticina quanto accadrà veramente: «Diventerò il primo o il secondo dei non eletti». Quindi spara al telefono tutte le sue cartucce. Riassunte così dagli investigatori: «Fa intendere la volontà di rivelare ai media scomodi restroscena di vita política, inclusi i brogli che a suo dire avrebbero contraddistinto le recenti consultazioni interne al Pd, le cosiddette primarie». Sull'argomento Di Stefano sibila con Amedeo: «Non è che so' imbrogli finti, imbrogli ripresi, voglio dire». Una frase che si può intendere pienamente solo se collegata con la conversazione successiva. Quella con Antonio: «Da oggi andiamo tutti i giorni sui giornali. (…) Facciamo i filmati delle cose, delle primarie, cominciamo con le denunce (…) non è che possono pensa' che io me faccio ammazza' da loro così». Dunque gli «imbrogli» sarebbero stati «ripresi» e Di Stefano sarebbe in grado di preparare dei «filmati». Contattato da Libero il deputato nega di avere realizzato, magari con il telefonino, materiale tanto compromettente per il suo partito. L'unica cosa certa è che Di Stefano, alle elezioni del febbraio 2013, si piazza effettivamente come primo dei non eletti. Per sua fortuna, cinque mesi dopo, la giovane deputata Marta Leonori decide di dimettersi per lasciargli il posto e andare a fare l'assessore alle Attività produttive nella giunta di Roma. Un incarico che ora, con il rimpasto annunciato da Marino, potrebbe persino perdere. La decisione di Leonori c'entra qualcosa con il Di Stefano furioso? La parlamentare si è dovuta sacrificare sull'altare della ragion di Stato o meglio di partito? Forse non lo sapremo mai. Quel che è certo è che nell'informativa della Guardia di Finanza il Pd ne esce malconcio, anche per altre vicende. AFFITTI E MAZZETTE In particolare per la presunta gestione clientelare di Lazio Service, la società regionale che tra il 2009 e il 2010 prende in locazione due immobili del Gruppo Pulcini in via Serafico a Roma al prezzo di 50,5 milioni di euro per sei anni. Un'operazione che, per gli inquirenti, avrebbe permesso ai Pulcini di vendere i palazzi così sontuosamente affittati con una plusvalenza di circa 60 milioni, e all'ex assessore regionale Di Stefano di intascare, nel 2009, una tangente di circa 1,8 milioni di euro. Nel 2010, quando Lazio Service affitta il secondo fabbricato, il direttore della logistica è la compagna di Di Stefano, Claudia Ariano, mentre il direttore generale che firma il contratto con il Gruppo Pulcini è Tonino D'Annibale. Quest'ultimo nel marzo 2010 viene eletto consigliere regionale del Pd e successivamente si dimette con tutto il Consiglio, ritornando in Lazio Service come direttore dell'area Amministrazione e finanza, e successivamente dell'Organizzazione e sviluppo del personale. A ottobre di quest'anno la nuova giunta di Nicola Zingaretti ne ottiene le dimissioni in cambio di un'«indennità a titolo risarcitorio di 170 mila euro». Nell'inchiesta della procura di Roma sull'affitto dei palazzi di via Serafico ci sono diverse intercettazioni di D'Annibale. Il quale si autodefinisce «un dipendente che fa paura» e bolla il nuovo presidente di Lazio Service, Massimiliano Marcucci, come un «furbetto» e un «mascalzone». Inoltre, scrivono i finanzieri, «suggerisce di escludere dalla visione del bilancio tale Papa, motivando questa osservazione con la necessità di non insospettirlo». Luigi Papa è un quadro dell'ufficio Amministrazione e finanza di Lazio Service, e per le Fiamme Gialle «si tratta di una considerazione che getta ombre sulla trasparenza del bilancio di cui parla D'Annibale, verosimilmente relativo a Lazio Service spa». «LIVELLO SUPERIORE» Ma l'inchiesta della procura di Roma rischia di coinvolgere il Pd anche in altre regioni. Per esempio l'imprenditore Daniele Pulcini \[arrestato per turbativa d'asta a fine ottobre, ndr\], intercettato al telefono con un certo Valerio, rivela l'interessamento del suo gruppo per la costruzione dell'ospedale di Piombino (Livorno). L'ex sindaco della città pare ostacolare i suoi piani, e così Pulcini fa riferimento a un certo Stefano: «Se lui c'ha gli uomini in giunta, la maggioranza deve creare le condizioni per di: oh, non rompe li coglioni». Il primo cittadino appare come l'ultimo ostacolo al progetto: «Bisogna che queste osservazioni vengano accolte come diciamo noi perché 'sto sindaco sta un po'…». Valerio commenta: «L'hanno trombato \[non è stato ricandidato, ndr\] quindi è anche incazzato con il Pd». Poi aggiunge che «provvederà a interessare un livello superiore per far modificare gli atteggiamenti su Piombino». Quale sia questo livello è ancora tutto da scoprire. di Giacomo Amadori

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