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Matteo Renzi sulla Boschi: "Maria Elena non è la donna più potente d'Italia"

Matteo Legnani
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Quando la presentazione era quasi finita, è arrivato l'sms di Pier Carlo Padoan per richiamarlo all'ordine: «Tieni la linea dello 0,9%». Il destinatario era nientemeno che il presidente del consiglio, Matteo Renzi, e la (piccola) percentuale era quella di crescita del Pil, che il premier e segretario Pd aveva appena ridimensionato nello 0,8%, dando la colpa al «calo dell'export» dovuto ai «problemi della Cina» e all' «aumento dell'import, dovuto alla ripresa dei consumi interni, che ha un effetto depressivo». Lo scambio, rigorosamente live, in diretta davanti alle telecamere, è avvenuto nel corso della presentazione del nuovo libro di Bruno Vespa, “Donne d'Italia”. Il premier era ospite al Tempio di Adriano, a due passi da Montecitorio e da Palazzo Chigi, e, seduto accanto alla prossima direttrice del Cern di Ginevra, Fabiola Giannotti, rispondeva ad una domanda sull'Italia che rallenta, l'economia che cresce meno del previsto. Il conduttore di Porta a Porta aveva chiesto conto al premier dei dati anticipati dall'Istat, che rivelavano una crescita del prodotto interno lordo «inferiore alle attese», ferma allo 0,8% a fronte delle stime che parlavano di uno 0,9 e degli annunci fatti dallo stesso premier mesi fa, che si augurava un incremento superiore al punto percentuale. Il leader Pd sembrava molto convinto della sua posizione ed aveva “giustificato” la frenata con «circostanze internazionali», citando il «calo dell'export» e l'aumento delle importazioni. «Forse chiudiamo allo 0,8», aveva spiegato alla piccola folla riunita, specie invitati dal giornalista e operatori del settore. «Ma la mia posizione sul +0,9% del Pil nel 2015 è la stessa del ministro dell'Economia; mi ha appena scritto Pier Carlo dicendo “tieni la linea”, non è Roma-Fiorentina questa», ha scherzato subito dopo l'ex sindaco, ammettendo di essere stato «richiamato all'ordine» dall'economista. Renzi nega che il suo ministro Maria Elena Boschi sia la «donna più potente della storia della Repubblica», rivendica di avere scelto «Federica» Mogherini come responsabile della politica estera dell'Ue, ma preferisce parlare di tasse. «Il bonus per i diciottenni? Chi non vuole, non lo usi. Ma io penso sia importante, che mandare un ragazzo al teatro, fargli amare la musica, sia anche un modo per rivendicare la nostra cultura, e mi aspetto che mi si riconosca che, dopo anni di tasse esagerate, cominciamo a restituire qualcosa...», aggiunge il premier. Il bonus annunciato dall'esecutivo per i diciottenni ha dato il “la” alla battuta più divertente della presentazione: «Scusi, presidente, ma come verificherete che i ragazzi non si spendano i soldi col flipper?», ha chiesto l'ex direttore del Tg1. «Un flipper nel 2015? Forse è rimasto indietro...», ha risposto scherzoso il “rottamatore”. Così l'autore del libro ha rettificato: «La Playstation?». Pronta la replica del leader Pd, che fu fotografato mentre giocava con la consolle la sera delle elezioni Regionali, nell'ufficio del presidente dem al Nazareno: «Lasci perdere. Con Matteo Orfini ho perso. Ho perso la Liguria e ho perso alla Playstation...». Il tema sul quale il premier è sembrato maggiormente prudente è stato quello delle elezioni Amministrative della prossima primavera. «È prematuro, ci saranno le primarie a marzo, decideremo cosa fare. Al momento non ci sono candidati», ha sottolineato, rispondendo ad una domanda sull'assenza di donne nel toto-nomi. Soltanto su Roma, Renzi è stato piuttosto chiaro: «Alfio Marchini non è una donna, quindi io non lo corteggio...». Il segretario Pd frena su un possibile intervento contro l'Isis, ma, soprattutto, smentisce senza possibilità di incomprensioni il fondatore del Pd, cioè Romano Prodi. All'ex leader dell'Ulivo che aveva voluto sul palco con lui alle Europee, Renzi risponde seccamente: «Dice che è colpa mia se non è diventato osservatore speciale in Libia e se, di conseguenza, è aumentata la presenza dei terroristi? Dovrebbe sapere che la scelta la fa il segretario generale dell'Onu e che solitamente si evita di nominare personalità che hanno avuto ruoli di governo in un Paese che ha avuto l'altro come colonia, come noi l'Italia con la Libia...». di Paolo Emilio Russo

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