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Antonio Socci demolisce Angela Merkel: tutte le porcate dell'Europa tedesca

Giulio Bucchi
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È doloroso ammetterlo, ma sull'Italia spadroneggiano proprio tutti. Grazie alla sottomissione, più o meno zelante, delle nostre “classi dirigenti” (si fa per dire). Un paio di esempi. Obama mette nel mirino Putin (mentre non batte ciglio per mesi davanti ai massacri dell'Isis) ed ecco che noi veniamo costretti a porre alla Russia sanzioni economiche che ci costano un occhio della testa (in tempi di crisi). Sarkozy ha brutti sondaggi alla vigilia delle Presidenziali, dunque s'inventa una sciagurata guerra alla Libia per abbattere Gheddafi (e risalire nei sondaggi) ed ecco che noi siamo arruolati, obtorto collo, in quell'impresa demenziale che destabilizza un Paese alle porte di casa e mette a rischio i nostri contratti petroliferi (che guarda caso fanno gola proprio alla Francia). Il danno e la beffa. Ma è soprattutto la Germania a farla da padrona. Direttamente o tramite quella succursale del governo tedesco che chiamano ipocritamente Unione europea. L'ultimo esempio è di queste ore. La Merkel ancora detta la linea all'Europa pretendendo che tutti mantengano le sanzioni alla Russia, ma intanto la Germania, zitta zitta, raddoppia il gasdotto del Nord (North Stream) con la Russia (con Gazprom): ha l'obiettivo strategico di diventare lo snodo dell'energia per tutta l'Europa. Naturalmente a restarci fregata è la solita Italia (e l'Europa meridionale) perché nel 2014 l'Europa - accusando Gazprom di monopolismo - aveva fatto saltare il gasdotto South Stream, che avrebbe avvantaggiato l'Italia (l'Eni era capofila). Sono i tedeschi, che dettano legge. Noi siamo sudditi e il “ruggito del coniglio” dei giorni scorsi, al vertice Ue, di Renzi - pur lodevole - finisce per essere patetico, perché resta solo uno sfogo di parole “permesso” dalla Merkel ai sudditi. Magra consolazione per Renzi poter dire: «Ne ho prese tante, ma le ho detto “birbante!”». È drammaticamente chiaro che noi siamo una colonia assoggettata e da spolpare. Prendiamo la crisi dei migranti. Prima l'Unione europea ci lascia completamente soli nell'affronto del problema e nei costi dei soccorsi e dell'accoglienza, ma pretendendo che noi ci comportiamo da perfetti crocerossini. Poi, quando vedono arrivare i migranti ai loro confini chiudono le frontiere (vedi la vicenda di Ventimiglia) e sostengono che gli immigrati devono restare nel Paese in cui arrivano: guarda caso sul Mediterraneo c'è l'Italia... Quindi accade il fatto del bambino curdo morto sulla spiaggia turca e sfruttando la solita ondata emotiva prodotta dai media la Merkel fa la splendida proclamando “ce li prendiamo tutti noi, quei poveri profughi”. Emozione planetaria, la Merkel diventa personaggio dell'anno. D'improvviso ci convinciamo addirittura che i tedeschi abbiano un cuore. Salvo poi scoprire che la Germania vuole e prende solo i profughi siriani perché fra loro ci sono molti laureati e in terra teutonica ne hanno bisogno. La famosa «ripartizione» dei migranti promessa dall'Europa, con le percentuali Paese per Paese, non si è mai vista. In compenso la (Dis)Unione europea - per mazzolare l'Italia - s'inventa una procedura per infrazione accusandoci di aver identificato solo un terzo degli immigrati anziché tutti. L'Italia spiega che in realtà ne ha identificati l'80 per cento, sia pure con le enormi difficoltà dell'ondata migratoria: una parte non ha voluto essere identificata perché temeva di dover restare in Italia. Ma a sentire l'Ue dovevamo identificarli con la forza. Nel qual caso ovviamente ci avrebbero aperto una procedura per violazione dei diritti umani. Va da sé che queste ferree regole della tecnocrazia europea valgono solo per l'Italia: quando la Merkel recitava la parte umanitaria tuonò «prima gli uomini e poi la burocrazia» e nessuno ebbe da ridire. Tre giorni fa l'ultima umiliazione: al pre-vertice europeo sull'immigrazione c'erano tutti meno uno: l'escluso era Renzi. Cioè proprio il Paese che più si è dovuto far carico di quel dramma. Vergognoso. Ma finché noi incasseremo ogni vessazione senza rovesciare il tavolo, l'Europa esisterà solo per fare gli interessi tedeschi. E la cosa più grave sta accadendo sulle banche. L'Italia, nella crisi greca, si è letteralmente svenata, facendosi carico di 40 miliardi di euro per garantire i crediti delle banche di altri paesi, soprattutto Francia e Germania. È stato giusto che i crediti di privati (le banche) finissero sulle spalle pubbliche (gli Stati)? E soprattutto è stato giusto far pagare ai contribuenti italiani? Perché un Paese con le pezze al culo come l'Italia (per il suo debito pubblico), deve impegnare capitali per garantire i crediti delle banche francesi e tedesche? Ma oggi siamo al grottesco con la vicenda delle quattro banche italiane e con il bail-in. Fra dieci giorni entrerà in vigore la nuova legislazione europea voluta dai tedeschi (appunto il famigerato bail-in). In sostanza, la Germania prima ha messo al sicuro le sue banche e poi ha imposto una norma che impedisce agli altri di fare altrettanto con i loro istituti di credito. La situazione appare perfettamente chiara nell'intervista che ieri Lars Feld, consigliere del governo tedesco, ha rilasciato a Federico Fubini per il Corriere della sera. È noto che ai professori piace esibirsi e quindi parlar chiaro laddove i politici invece menano il can per l'aia. Ed eccoci scodellata la cruda verità. Il succo dell'intervista al sarcastico professore tedesco, a mio avviso, è questo: il bail-in può terremotare famiglie e sistema bancario italiano? Pazienza. La sola cosa che conta, per Feld (e per il governo tedesco), è questa: «Comunque dobbiamo impedire a qualunque governo di sussidiare le banche». Finiranno colpiti i risparmiatori? Certo. Dice il tedesco: «Prevedo un pieno bail-in. I tagli alle obbligazioni e ai conti correnti sopra i 100 mila euro dovranno aiutare a ristrutturare le banche, perché la Commissione Ue impedirà salvataggi delle banche da parte del governo o sussidi nascosti agli istituti. Non saranno permessi». Questa la voce del padrone teutonico. Fubini ricorda che però la Germania ha fatto l'opposto, perché «ha offerto circa 250 miliardi di aiuti di Stato alle proprie banche». Risposta furbesca di Feld: «All'epoca non aveva senso colpire i risparmiatori, perché il contagio finanziario era già realtà». Ma la vera risposta è: i risparmiatori tedeschi vanno tutelati, quelli italiani vanno spennati. Infatti Fubini fa presente che non si tratta solo di una questione degli anni scorsi, perché «nel caso della tedesca Hish Nordbank ci sono stati tre miliardi di aiuti due mesi fa, ma niente tagli su azionisti e risparmiatori. Perché?». Feld risponde che in quel caso l'azionista è pubblico e quindi il governo (tedesco) fa quel che vuole. Fubini insiste, ricorda il caso delle casse di risparmio tedesche che tuttora «godono di garanzie pubbliche a tappeto». Risposta: «Sono garanzie implicite, piccole. E la Commissione Ue le ha autorizzate». Ma certo! Ti pare che la Ue possa dire no al padrone teutonico? Sono i risparmiatori italiani che vanno spolpati. E chi se ne frega se la Costituzione italiana (articolo 47: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme«) non consentirebbe di far pagare ai correntisti gli errori della banche. Chi se ne frega se rischiamo il cortocircuito vero del sistema Italia, basato proprio sul risparmio familiare. Il padrone tedesco ha stabilito che bisogna tutelare solo i loro interessi e l'Italia subisce. Questa è la nostra situazione. Naturalmente tutti invocheranno il rispetto delle regole europee. Ma sono le stesse regole che per Germania e Francia permettono sempre mille deroghe: ieri per i deficit che sforarono e oggi per le spese contro il terrorismo. Fino a quando accetteremo questo vero e proprio regime? Vogliamo davvero continuare a restare in Europa come pollastri da spennare? Non è ora di dire basta? di Antonio Socci www.antoniosocci.com

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