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Ecco chi sono i cinque giudiciche decideranno su Berlusconi

Designato il collegio che dirà la parola fine sul processo Mediaset: nessuno ha simpatie di sinistra. Il figlio del presidente frequentava a cena la Minetti

Andrea Tempestini
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Primo agosto o 30 settembre? La corte d'Appello di Milano ha segnalato come data “prudenziale” di prescrizione intermedia (ossia dell'anno  2002) del processo Mediaset, il giorno 1 agosto. Mentre la difesa di Silvio Berlusconi fa un calcolo diverso e fissa la data alla mezzanotte del 30 settembre. La corte Suprema ha ovviamente tenuto per buono il calcolo dei colleghi togati e ha fissato  “con allarme”  l'udienza al 30 luglio, affidando il processo alla prima sezione feriale. Tutto avviene a distanza di pochissimi giorni dal deposito del ricorso dei difensori dell'ex presidente del Consiglio contro  la condanna a 4 anni di carcere più 5 (pena accessoria) di interdizione dai pubblici uffici, inflitti lo scorso 8 maggio. Il professor  Franco Coppi e l'avvocato Niccolò Ghedini avevano consegnato i motivi del loro ricorso in due tranches: l'1 e il 5 luglio. La Corte ha messo in calendario il processo l'altroieri (giorno 9) riducendo così da 30 a 21 giorni  i cosiddetti «termini di avviso delle parti».  E lo stesso martedì scorso il primo presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, ha indicato i cinque giudici (pescati dalle diverse sezioni penali), che il 30 luglio (non essendo in vacanza)  dovranno pronunciare la parola fine su un processo istruito 12 anni fa. E che vede imputato Berlusconi per frode fiscale. Nel 2002, secondo l'accusa, l'ex premier con la sua Mediaset, avrebbe  evaso 4,9 milioni di euro (e sarebbe questa la parte intermedia prescrivibile fra l'1 agosto e il 30 settembre). Sempre stando ai pm  2,6 milioni (la metà) sarebbero stati evasi nel 2003, con prescrizione a settembre 2014. A presiedere i togati nominati da Santacroce (come da decreto del 21 maggio) è il giudice Antonio Esposito: titolare della seconda sezione penale. Giudice relatore, ossia l'uomo che in venti giorni deve studiarsi un processo definito da Franco Coppi «monumentale» è invece Amedeo Franco: consigliere della terza sezione penale (questi è relatore di altre due cause minori fissate in agenda in quella giornata). Nel collegio ci sono poi i consiglieri  Claudio D'Isa (proviene dalla quarta sezione penale), Ercole Aprile (sesta penale) e Giuseppe De Marzo (pescato invece dal civile).  La pubblica accusa è affidata al 58enne sassarese sostituto procuratore, Antonello Mura, autore di un saggio, scritto a quattro mani con l'ex presidente dell'Anm Antonio Patrono, sulle «distorsioni della giustizia italiana messa a confronto con quella degli Usa». Nessuno dei cinque ermellini è noto per simpatie di sinistra. Anzi chi li conosce bene non esita a inquadrarli come giudici di stampo “conservatore”; a cominciare proprio dal presidente Esposito: padre del procuratore aggiunto di Milano, Ferdinando e  fratello dell'ex Procuratore generale della Suprema corte Vitaliano. Ferdinando è noto alla cronaca soprattutto per le «cene eleganti» con Nicole Minetti. Non nella villa di Arcore, ma al ristorante. Una frequentazione che il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, aveva guardato storto, catapultandola sul tavolo del Csm. Non aveva infatti gradito i contatti tra il pm e l'imputata del processo Ruby-bis.  Nessun trascorso militante nell'area di Magistratura Democratica, o arcipelaghi affini, nemmeno per il relatore Franco, che sarà anche l'estensore delle motivazioni del verdetto. Idem  per gli altri giudici a latere. Il pg Antonio Mura, braccio destro del procuratore generale Gianfranco Ciani, è uomo di punta di Magistratura Indipendente, la corrente di destra delle toghe,  della quale è stato anche presidente. Insomma anche il sardo Mura, uomo ricco di fascino ed eleganza, non è certo una toga rossa. Il collegio sarà al lavoro per tutte le udienze in agenda  dal 22 luglio al 14 settembre. Il 30 luglio non si discuterà soltanto il processo sui diritti Tv Mediaset. Sono otto e potrebbero arrivare anche a dieci gli altri procedimenti in calendario. Si tratta di reati in via di prescrizione, anche se di rilievo minore rispetto al caso Berlusconi, soprattutto per entità di condanna. Vicende nelle quali gli imputati si sono visti infliggere pene che vanno dai 4 mesi a 1 anno di reclusione: quasi tutte sono in via di prescrizione ad agosto (solo in un caso la prescrizione è stata calcolata al 31 luglio; in un altro caso scatterà il 31 gennaio).  Cosa potrà accadere a Silvio Berlusconi fra meno di venti giorni? Ammesso che quel giorno si arrivi a sentenza (i difensori infatti potrebbero sollevare il problema dei termini di avviso e quindi la Cassazione potrebbe aggiornare l'udienza  qualche giorno più in là) l'ex premier si troverà davanti al bivio di un annullamento o di un rinvio. Piazza Cavour potrà accogliere uno dei molti motivi di ricorso contro la condanna per evasione fiscale e annullare la sentenza di condanna senza rinvio, quindi con assoluzione secca e definitiva. Oppure  con rinvio a un altro processo d'Appello. Ancora:  la Corte potrà rendere definitiva la condanna del Cavaliere sia per la reclusione a 4 anni (di cui 3 indultati nel 2006) sia nella pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. di Cristiana Lodi

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