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Rissa sfiorata a palazzo Chigi,Alfano a muso duro con Franceschini:"Il Pd ci sta trascinando nel baratro"

Un Consiglio dei ministri infuocato. Sono volate parole grosse tra il vicepremier e il ministro democratico che attacca: "Pensate solo al Cav". E Saccomanni si sfoga: "Attaccate sempre me..."

Ignazio Stagno
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Rissa sfiorata. A palazzo Chigi la tensione è alle stelle. I ministri del governo sono sul piede di guerra. Da un lato ci sono i ministri del Pd che seguono la linea di Letta e che spingono per una fiducia in parlamento, dall'atro ci sono i ministri Pdl che invece chiedono a gran voce una riforma della giustizia e anche una via d'uscita per il Cavaliere nel rispetto delle regole che preservi l'agibilità politica dell'ex premier. Su questo muro il governo rischia di sbattere. Lite Alfano - Franceschini - Così ieri sarebbero volate parole grosse tra Dario Franceschini e Angelino Alfano durante il Consiglio dei Ministri. Franceschini avrebbe accusato il vicepremier Angelino Alfano e il Pdl di parlare di giustizia "solo per difendere le questioni giudiziarie di Berlusconi". Per il ministro dei Rapporti con il Parlamento, bisogna scindere la questione giudiziaria del Cavaliere con la vita del governo. Accuse a cui avrebbe risposto a muso duro Alfano "il Pd tra congresso e cecità antiberlusconiana ha cacciato il governo in questa situazione". Scontro totale. "Niente ipocrisie: non potremmo stare al governo se si aumentassero le tasse e non si tagliassero le spese" ha minacciato il vicepremier. Il Cdm di ieri è stato uno dei più infuocati degli ultimi mesi. Saccomanni non molla - Nella bagarre è entrato anche il mite Fabrizio Saccomanni. Il suo operato all'Economia fa discutere e il mancato decreto sullo stop all'Iva a quanto pare ha fatto saltare il tappo. Così il ministro si è sfogato: "Sono mesi che vengo attaccato, ma il mio dovere è quello di difendere i conti pubblici e cerco di svolgerlo il meglio che posso". Letta scherza col fuoco -  Così Letta, arrivato in Consiglio dei ministri durante la bagarre ha subito preso le difese di Saccomanni rinviando ogni scelta al dopo fiducia: "La sospensione di provvedimenti anche rilevanti di natura fiscale e economica - ha spiegato Letta - è dovuta all'impossibilità "di impegnare il bilancio su operazioni che valgono miliardi di euro senza la continuità dell'azione di governo". Una scelta che ha di fatto aumentato lo scontro. Ora l'appuntamento è per martedì. La fiducia in Parlamento sarà questa volta una resa dei conti a porte aperte. La lite questa volta, se ci sarà, avrà un prezzo: la caduta di Letta. (I.S.)

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