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Romano Prodi: banche e legge elettorale, così l'Italia rischia il tracollo

Giulio Bucchi
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Due bombe sul futuro economico dell'Italia. Una arriva da Francoforte, l'altra dal Parlamento italiano. È Romano Prodi, sul Messaggero, a mettere in guardia su rischi che sta per correre il nostro Paese, che in una fase di ottimismo e "alta marea" internazionale in termini di tasso di crescita e aumento delle esportazioni è comunque nell'ultimo gruppo tra i partner europei. Se la ripresa c'è, insomma, è flebile e non durerà, tanto che già l'anno prossimo la prospettiva è di scendere nuovamente dall'inatteso +1,5% a un più modesto +1,2 per cento. Dovremo far fronte, ricorda il Professore, al previsto calo del commercio internazionale e al "continuo apprezzamento dell'euro" che "indebolisce la capacità concorrenziale nei confronti dei paesi al di fuori della nostra area monetaria e, soprattutto, nei confronti del dollaro". Ma i pericoli veri, sottolinea l'ex premier di Ulivo e Unione, uno che di banche e alta finanza si intende eccome, sono le nuove regole di vigilanza da parte della Banca Centrale Europea. "Regole che, se entrassero in vigore, renderebbero più difficile e più costosa l'erogazione del prestito alle imprese da parte delle nostre banche proprio quando si cominciavano a manifestare i primi concreti segnali di una maggiore disponibilità di credito". Un autogol clamoroso che rischierà di fare male soprattutto all'Italia, con le imprese di nuovo strozzate. La politica ci aggiungerà il carico, è la minaccia di Prodi: con una legge elettorale  che non garantirà maggioranza e governi certi, ci dovremo preparare a un regime di incertezza duraturo proprio nel momento in cui servirebbero riforme coraggiose, forse impopolari. Un combinato disposto, quello tra guai economici e istituzionali, che rischia di mandare nuovamente gambe all'aria l'Italia. 

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