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Roberta Pinotti chiede scusa agli immigrati: "Naufragio gestito in modo burocratico"

Eliana Giusto
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"È una storia terribile. Ed è terribile che loro abbiano cercato soccorso per oltre quattro ore e che questo soccorso non sia arrivato". Roberta Pinotti, ministro della Difesa, chiede scusa agli immigrati per il naufragio dell'11 ottobre del 2013 in cui perirono 268 persone, tra cui 60 bambini. "Va fatta chiarezza - sottolinea il ministro della Difesa in una intervista a la Repubblica -. È una vicenda che la magistratura sta cercando di definire, ci sono state già delle indagini condotte dalle procure di Agrigento e di Roma che hanno chiesto l'archiviazione. Il gip romano ha domandato degli approfondimenti e io posso dire che avrà la massima collaborazione e la massima trasparenza da parte del ministero che rappresento. Ovviamente sarebbe un errore grave pensare di incolpare la Marina Militare nel suo complesso ma bisogna capire se ci sono delle responsabilità personali: non riesco a spiegarmi perché quella nave sia stata lasciata senza soccorso per così tante ore". Secondo la Pinotti, è impensabile gestire la salvezza di tanti uomini, donne e bambini come una questione burocratica: "Esiste una legge del mare che di fronte al rischio per la vita umana impone alla nave più vicina di intervenire". "Oggi - sottolinea Pinotti - c'è più chiarezza ed esperienza nelle procedure. Io voglio sperare che quello che è accaduto sia spiegabile con una sottovalutazione, con una non comprensione del pericolo reale. Nonostante la drammaticità di quello che il documentario mette in evidenza, perché c'è chi sta lottando per salvare i propri figli e chi dall'altro capo del telefono si perde in discussioni burocratiche, io conosco una Marina che ha sempre messo la vita umana al primo posto". "Ovviamente - conclude il ministro - difendo la nostra Marina Militare, so quanta passione, quanti sacrifici e quanta professionalità impiegano nel loro lavoro. Per questo è necessario distinguere. Ma da persona e da cittadina italiana io mi sento in dovere di chiedere scusa a quei padri" che hanno visto morire i loro figli in mare.

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