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Denis Verdini assolto dall'accusa di associazione segreta: "Non faceva parte della loggia P3"

Giulio Bucchi
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Assoluzione per Denis Verdini. L'ex senatore di Forza Italia e di Ala non ha fatto parte della loggia P3: è questa la sentenza di primo grado del tribunale di Roma sull'associazione segreta che ha visto invece la condanna a 6 anni e 6 mesi per l'imprenditore Flavio Carboni e a 4 anni e 9 mesi per Arcangelo Martino. Verdini, condannato a un anno e tre mesi per il solo finanziamento illecito al partito, era tra le 18 persone finite a processo nel 2010: la maggior parte dei reati contestati oggi sono prescritti, come l'abuso d'ufficio contestato a Ugo Cappellacci di Forza Italia, all'epoca dei fatti presidente della Regione Sardegna. Tra i condannati, per abuso d'ufficio, a due anni, l'ex primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone. "Dopo anni di gogna mediatica, di titoloni sparati in cui si è parlato con superficiali certezze giornalistiche di fantomatici tesoretti illegali, di miei presunti conti segreti all'estero, di ingenti somme depositate per pagare tangenti oscure a chissà chi, il tutto sotto la mefitica regia di un'associazione segreta tesa a destabilizzare lo Stato e le sue istituzioni, oggi il tribunale di Roma ha certificato la mia totale estraneità a un'imputazione gravissima e infamante", scrive Verdini in una nota. "Uno squarcio di luce alla fine di un tunnel interminabile, che mi rende giustizia dopo le tante fantasiose falsità che hanno dolorosamente segnato la mia vita e quella della mia famiglia. Le 14mila pagine dell'inchiesta sulla cosiddetta P3, piene di intercettazioni, appostamenti, indagini accuratissime e dopo due anni di dibattimento - sottolinea Verdini - hanno portato a un risultato processuale inequivocabile: in questi anni io non ho tramato, ho solo fatto politica, cosa che per il momento non costituisce fortunatamente reato. Resta l'amarezza per la condanna a un presunto finanziamento illecito che è stato invece esclusivamente utilizzato per pagare gli stipendi di un'azienda giornalistica. Ma ritengo importante che i giudici di Roma abbiano ristabilito la verità sull'accusa più grave: è un primo passo che confido possa gettare una luce diversa anche sugli altri procedimenti che mi riguardano, di fronte ai quali mi sono sempre posto con la fiducia che alla fine la verità processuale coincida con la realtà dei fatti", conclude.

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