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Franco Bechis: Di Maio o Fico non cambia, coi 5 Stelle avremo un governo di tecnici come Monti

Matteo Legnani
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Poco dopo le elezioni politiche del 2013 incontrai in un vicolo vicino a Montecitorio un gruppo di neo eletti del Movimento 5 stelle che erano alle prese con le prime riunioni delle commissioni parlamentari. Erano agitatissimi, perché si erano trovati subito di fronte a provvedimenti su cui decidere e votare su argomenti che non erano stati previsti dal loro programma. Quindi non sapevano come comportarsi. E uno di loro - non ricordo chi - escogitò quella che sembrava la soluzione ideale: «Semplice, lo sottoponiamo al voto degli iscritti». Allora i grillini erano fatti così: per un nulla si consultava la base, e tutto veniva fatto rigorosamente in diretta streaming anche quando i regolamenti parlamentari non lo permettevano. Qualcuno fece loro notare che i lavori del parlamento avevano bisogno di prendere decisioni talvolta in pochi minuti, e che non si poteva sospendere le commissioni in attesa di quel che diceva la loro base su ogni singolo punto. Ben presto se ne sono fatti una ragione, e hanno imparato a decidere magari dopo lunghe discussioni assembleari sui temi più delicati, ma al momento in cui serviva il voto, con la testa dei loro rappresentanti inviati nelle singole commissioni. Quanto allo streaming, è ricordo lontanissimo nel tempo e quasi tutte le questioni più delicate sono state discusse a porte chiuse. Più o meno come avveniva nelle fila degli altri partiti. Ma all' inizio di questa legislatura sembra essere tornati alla confusione di quelle origini, quando nessuno sapeva prendere decisioni politiche né voleva correre il rischio di sbagliare. Una paura e una primitività riemerse ora che i grillini maneggiano per la prima volta una materia a loro oscura come la trattativa per formare un governo.  Questo è quel che emerge dalla decisione di Luigi Di Maio di affidare a un soggetto terzo - un tecnico come il professore Giacinto Della Cananea - la scelta programmatica per fare un' alleanza con Matteo Salvini o con Maurizio Martina. Il povero professore cerca nella cosa più generica e impalpabile che esista - i programmi elettorali - cosa abbia la stessa sostanza e cosa invece contrasti: una sorta di applicazione pratica della teoria degli insiemi che per altro sarebbe più adatta a un matematico che a un esperto di diritto amministrativo come lui. Il suo incarico è l' esatto contrario della politica, e purtroppo segna la strada a cui siamo stati tristemente abituati nell' ultimo decennio: quella della resa dei politici che ammettendo la loro incapacità affidano a tecnici le scelte che non sono capaci di fare. Incarico esplorativo - Lunedì pomeriggio Sergio Mattarella ha dato un secondo incarico esplorativo al presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico. E i commentatori si sono già scatenati immaginando all' unisono che lui soffi la sedia da premier a Di Maio attraendo magicamente i voti della sinistra in Parlamento (Pd e Leu) e ottenendo la maggioranza necessaria per governare. Questo non accadrà, primo perché pur fatti di storie e culture diverse Fico e Di Maio hanno già definito il proprio ruolo, e per il M5s il solo candidato premier possibile all' interno è Di Maio. Fedelissimi - Poi perché Fico può anche essere più attrattivo per Leu e la minoranza Pd, ma certamente non lo è per Matteo Renzi e la sua truppa di fedelissimi, che lo ritengono culturalmente e politicamente ancora più indigeribile dell' altro. È dunque destinata a un nulla di fatto l' esplorazione di una intesa fra grillini e dem, che per altro in 5 anni si sono combattuti in ogni modo (è stata assai più grande la distanza che li separava da Renzi da quella che li ha separati da Silvio Berlusconi o Renato Brunetta, che fu al loro fianco dicendo No al referendum costituzionale). Leggi anche: Bechis, il renziano confessa: impossibile l'alleanza coi grillini. Si va verso la seconda scissione del Pd Ma è assai più pericolosa quella scelta di affidare al professore Della Cananea le alleanze del M5s. Sia perché Di Maio abdica in quel modo a un compito che è esclusivamente politico, e quindi proprio suo se vuole fare il premier.  Sia perché questo modo di ragionare spalanca ancora una volta le porte a quel che presto vedremo comparire all' orizzonte: un governo dei tecnici (anche se lo chiamano "del Presidente") che più di ogni altro prescinderà dalla volontà popolare realizzando le solite tre o quattro cose che nessuno vuole ma da fuori confine ci impongono. Magari al suo interno ci sarà pure il professore Della Cananea, cui i grillini hanno chiesto di scegliere per loro, ma stretto all' osso sarà semplicemente un nuovo governo Monti, chiunque ne faccia parte. di Franco Bechis

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