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Augusto Minzolini, retroscena su Matteo Salvini e Luigi Di Maio: "Lo dice un leghista, hanno litigato per le poltrone"

Giulio Bucchi
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Non hanno litigato per premier o programma, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Secondo Augusto Minzolini, retroscenista del Giornale, è il leghista Alberto Bagnai a svelare l'arcano: "Noi al primo punto del programma avremmo potuto mettere anche l'incendio di Nerone. Non è quello l'importante. L'importante sono quelle 200-300 nomine, che stanno venendo a scadenza e che l'ineffabile governo Gentiloni, o qualcun altro, avrebbe tranquillamente messo all'incasso". Da qui, appunto, la fretta di arrivare a un governo M5s-Lega. In ballo, scrive Minzo, c'è "la spartizione di una grande torta che, nelle intenzioni dei partecipanti, dovrebbe ridisegnare la mappa del potere in Italia". I nomi e i posti sono pesantissimi: Cassa depositi e prestiti, poi Simest, Sace, Invimit, Sogei, Consip. E le authority, dall'Antitrust a quella sulla regolazione dell'Energia. Poi il capo della Polizia, il ragioniere dello Stato, i vertici dei servizi segreti. E nel 2019 le società partecipate dal Tesoro come Enel, Eni, Snam, Leonardo, Enav, Mps, Fincantieri, Terna, Saipem, Italgas. "Lo strumento - conclude Minzolini sul Giornale - con cui Salvini tenterà di mantenere il controllo del centrodestra e Di Maio di radicare la sua leadership sui 5 Stelle".

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