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Governo, ecco i ministri fregatura che ci può rifilare Renzi

Matteo Legnani
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Sono tre giorni, ormai, che impazza il toto-ministri. Di nomi ne sono girati parecchi. Alcuni previsti, altri a sorpresa. Ma i posti a disposizione nell'esecutivo guidato da Matteo Renzi non dovrebbero essere molti. Poco più di un anno fa, prima delle primarie che perse da bersani, il Rottamatore dichiarò che se fosse andato al governo avrebbe fatto una squadra di dieci membri: cinque uomini e cinque donne. In tempi più recenti, da dieci poltrone si è passati a una dozzina: se dovessero essere molte di più, sarebbe un segnale di grave debolezza da parte del successore di Enrico Letta. Numeri a parte, tra i nomi che sono girati in questi giorni ce ne sono alcuni davvero inquietanti. Come quello di Laura Boldrini, che spostata dalla presidenza della Camera a Palazzo Chigi potrebbe essere l'esca per far entrare Sinistra e libertà nella maggioranza. L'ex commissario Onu per i rifugiati ha già mostrato i suoi limiti di primadonna nella gestione dell'aula di Montecitorio e c'è da immaginare poco di buono nel vederla in Consiglio dei ministri insieme alle odalische di Renzi. Già, perchè appare inevitabile che Matteo vada a pescare tra le "renzine" per riempire le caselle del suo esecutivo: Maria Elena Boschi, Simona Bonafè, Paola Picierno e Alessia Morani sono le favorite. Ma se le prime due (con la Boschi data praticamente per certa alle Riforme al posto di Quagliariello), peraltro del tutto prive di qualunque esperienza di governo, hanno almeno mostrato una certa spigliatezza nell'affrontare l'agenda politica, Picierno e Morani due sono apparse davvero una frana.  Poi c'è l'ipotesi monstre: Enrico Letta "recuperato" all'Economia, al posto di Fabrizio Saccomanni. Quella del "rientro" del premier nella prossima compagine governativa è una ipotesi legata a come la rottura tra Letta e renzi evolverà nelle prossime ore. Ma in un esecutivo mosso da "una smisurata ambizione" (copyright Renzi), la presenza all'Economia (e non, come altrimenti si ventilava, agli Esteri) di un premier che in dieci mesi proprio sul piano economico ha ottenuto poco o niente avrebbe l'effetto di un freno a mano tirato in pianura. Tra i beniamini di Renzi che potrebbero finire nella squadra c'è il patron di Eataly Oscar Farinetti. Il suo nome s'è fatto per il posto all'Agricoltura, nel qual caso il dicastero si potrebbe battezzare "dal produttore al consumatore via venditore". Ma l'ipotesi più suggestiva sarebbe un Farinetti al Lavoro, visto che nei punti vendita italiani ci sono dipendenti che Mister Eataly paga 800 euro al mese.

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