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Antonio Conte, aria d'addio con l'Italia: perché se ne vuole (già) andare

Andrea Tempestini
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Se non sembrasse la solita battutaccia sul ct, sarebbe davvero il caso di dire che Antonio Conte ha un diavolo per capello. Addio al progetto degli stage, naufragato contro gli egoismi della Serie A: la Figc su indicazione del tecnico azzurro ha rinunciato alla tre giorni di Coverciano (9-11 febbraio) per testare il gruppo e soprattutto i nuovi nazionali: Sturaro, Romagnoli, Rugani, Gabbiadini e l'attesissimo Vazquez. Alcune disponibilità erano pervenute in federazione, ma è stato decisivo il no della Juve per far desistere Conte. Nemmeno il ritorno a Canossa era servito a smuovere Marotta e Allegri che aveva definito «campata in aria» l'ipotesi di perdere il blocco azzurro della Signora a dieci giorni dal Borussia Dortmund (24 febbraio). Conte se lo aspettava, fosse rimasto a Vinovo avrebbe forse fatto lo stesso, ma passato dall'altra parte sperava in un trattamento diverso. «Viste le risposte ricevute abbiamo scelto di non procedere con uno stage che rischiava di non essere utile né all'Italia né ai club», l'annuncio del ct più amareggiato di quanto abbia voluto far trasparire, «mi auguro però che da qui in avanti si riesca tutti insieme a trovare quelle soluzioni non più rinviabili per fare della Nazionale il punto di riferimento del sistema calcio». «Fin dall'inizio abbiamo cercato il confronto e questo è un segnale di rispetto degli interessi di tutti», dice il presidente Tavecchio, «ma ricordo ai club che la tutela della maglia azzurra passa per l'individuazione di spazi di lavoro ulteriori rispetto a quelli già previsti dalle normative internazionali e per la predisposizione di calendari più funzionali». Il lavoro sui calendari andrà avanti a lungo, c'è da scommetterci, chissà invece quanto ancora resisterà Conte a Coverciano. Euro 2016 è sempre più lontana, anche perché Antonio non è uno che ha paura di dire basta. Magari in occasione della prossima chiusura delle indagini per l'inchiesta Last Bet di Cremona che potrebbe riportare il ct nella bufera. I grandi club alla finestra non mancano: il Psg era una possibilità concreta, ma negli ultimi giorni il futuro dei parigini ha (ri)assunto il volto di Leonardo. Senza dimenticare il Milan: se il mercato di riparazione non dovesse risollevare le sorti di Inzaghi, potrebbe tornare all'assalto. Anche se il ct non ha intenzione di lasciare il lavoro a metà. di Francesco Perugini

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