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Se il paziente perde peso minore efficacia delle cure

Il tema della malnutrizione in oncologia affrontato in convegno alla Camera dei deputati mette a fuoco il problema e invoca una ‘chiamata all'azione' per medici e politici: servono Pdta e leggi ad hoc

Maria Rita Montebelli
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Nell'ultimo periodo è stato ribadito da autorevoli ricerche e società scientifiche come la gestione del paziente oncologico malnutrito debba essere una best practice in medicina e allo stesso tempo l'omissione delle cure debba configurarsi come una vera e propria malpractice. I dati epidemiologici sono ormai evidenti: oltre il 50 per cento dei pazienti oncologici risulta malnutrito già alla prima visita oncologica e una perdita di peso involontaria è stata riscontrata nel 65 per cento dei pazienti esaminati in occasione della prima visita oncologica. Quasi un paziente su 3 aveva perso più del 10 per cento del proprio peso. “Le linee guida d'indirizzo del Ministero della Salute hanno messo in evidenza come la mancanza di applicazione di protocolli per l'individuazione di uno stato di malnutrizione, possa mettere strutture e sanitari in una situazione di inadempienza che ha conseguenze sui pazienti”, sottolinea il professor Maurizio Muscaritoli, ordinario di medicina interna dell'Università 'Sapienza' di Roma. Con il convegno di oggi in corso alla Camera dei deputati, clinici, rappresentanti dei pazienti e politici sono seduti allo stesso tavolo per individuare gli strumenti più adatti a rispondere adeguatamente alle esigenze, ai bisogni e soprattutto ai diritti dei pazienti più fragili. La malnutrizione, non è solo un effetto collaterale della malattia ma una vera patologia a sé stante, e può essere reversibile a patto che l'intervento nutrizionale più adatto sia tempestivo e diventi parte integrante delle cure oncologiche. E' ormai assodato come la malnutrizione sia un fenomeno trasversale, che si accentua nei soggetti più anziani e fragili: in una ricerca pubblicata sul Journal of Geriatric Oncology su 143 pazienti con più di 70 anni, la malnutrizione era associata ad un rischio di mortalità 2,6 volte più elevato. Ma gli effetti negativi della malnutrizione ricadono anche sui magri bilanci del Sistema sanitario nazionale (Ssn) a causa di degenze ospedaliere più lunghe e maggiori complicanze dopo un intervento chirurgico. Peggiore outcome per chi perde peso prima della diagnosi. Purtroppo sia la prevalenza della malnutrizione che le sue drammatiche conseguenze sono ancora sottovalutate, e anche quando venga riconosciuto il rischio spesso non viene trattato: dato confermato da studi europei che hanno calcolato come solo un paziente su 3 riceva un supporto nutrizionale adeguato. In uno studio francese del 2014 pubblicato su JPEN, il 55 per cento dei 1 pazienti analizzati aveva riferito di mangiare di meno rispetto a prima della malattia e solo il 41,4 per cento aveva ricevuto una consulenza nutrizionale. Inoltre nella ricerca spagnola del 2016 apparsa su Support Cancer Care il 33,9 per cento era a rischio malnutrizione al momento del ricovero e il 36,4 per cento lo era ancora al momento della dimissione. Con effetti diretti sulla durata del ricovero: 8,6 giorni in media per quelli ben nutriti contro i 12 giorni di quelli sottopeso. Lo studio preMiO at a glance. Lo studio italiano PreMiO ha per la prima volta analizzato lo status nutrizionale inpazienti italiani alla prima visita oncologica. PreMiO, acronimo di PREvalence of Malnutrition in Oncology, è stato pubblicato sulla rivista Oncotarget ed ha mostrato in maniera incontrovertibile che malnutrizione, anoressia, perdita di appetito e di peso sono comuni nei pazienti con cancro sin dalle prime fasi di malattia, e rilevabili già alla prima visita oncologica. Il convegno è stato realizzato grazie al contributo non condizionato di Fresenius Kabi. (EUGENIA SERMONTI)

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