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Cancro, la sfortuna non c'entra: la ricerca che dimostra l'incidenza dell'ambiente sui tumori

Giulio Bucchi
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La maggior parte dei casi di cancro è riconducibile a fattori esterni evitabili, come sostanze tossiche o radiazioni, e non alla sfortuna come ha sostenuto una ricerca diffusa quest'anno. I ricercatori del nuovo studio, pubblicato dalla rivista Nature, hanno concluso che le differenze nei processi cellulari non siano la ragione principale per cui alcuni tessuti diventano cancerosi più frequentemente di altri. Yusuf Hannun, ricercatore alla Stony Brook University di New York, si è concentrato sugli effetti dei fattori esterni sul tasso di divisione cellulare. L'ambiente conta... - Con il suo team, Hannun ha esaminato il contributo dei fattori ambientali sul rischio di cancro e rilevato che le persone che migrano da regioni con basso rischio ad altre con rischio maggiore sviluppano velocemente tassi analoghi al nuovo ambiente. Ha anche esaminato le tendenze delle mutazioni associate ad alcuni tumori. La luce ultravioletta, ad esempio, ha un ruolo nell'aumento di rischio di cancro, e analizzando modelli matematici sull'incidenza della malattia ha stabilito che l'esposizione a sostanze cancerogene o altri fattori ambientali è legata allo scatenarsi della malattia. Non basterebbe, cioè, la divisione cellulare come sostenuto dal precedente studio. La polemica - Molti specialisti hanno accolto con favore le conclusioni della nuova ricerca, perché il timore che la gente rinunciasse alla prevenzione era forte. "Non fumando, il rischio di adenocarcinoma nel corso della vita precipita fortemente. Il fatto che il rischio di sarcoma pelvico sia ancora più basso perché c'è meno divisione cellulare... e quindi?", ha detto a Nature Edward Giovannucci, studioso di prevenzione del cancro alla Harvard T. H. Chan School of Public Health in Boston, Massachusetts.

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