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Chi ha paura di Seedorf? Ha contro tutti, ma Silvio lo salverà

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Ignazio Stagno
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Seedorf è simpatico come un agente di Equitalia che ha le sue cose. Non sembra un ex giocatore, men che meno un tecnico: sembra uno che fa il figo per professione. Ha l'abito apprettato, la voce posata, il culo basso (che Lombroso non ha mai codificato, ma noialtri sì, e guai a fidarsi di chi ha il culo basso), il fare gradasso di chi nella vita ha avuto di tutto di più non per esclusivi meriti personali, bensì per colpi del suddetto culo basso. Tra le micidiali botte di fortuna, una delle più clamorose riguarda la storia recente: Clarence gioca in Brasile (nel Botafogo, a Rio, mica pirla il ragazzo) per chiudere una straordinaria carriera, vince pure lì e sa che presto qualcuno lo chiamerà dall'Italia. E quel qualcuno si chiama Silvio Berlusconi, presidentissimo dell'Ac Milan. Lui, il Cavaliere, di Seedorf si è innamorato non si sa bene quando, ma certo è stato colpo di fulmine. La stessa cosa non si può dire di Galliani, dirigente capace come nessuno che però ha la stessa passione per l'olandese che Malgioglio può avere per Wanda Nara. Fatto sta che la profezia si avvera: Allegri prende 4 pere da tal Berardi e il Cav con l'acetone fa partire il piano che aveva in testa dall'estate precedente: che il Milan venga affidato a Seedorf. In sede sono in molti a storcere il naso, quello lì in fondo non ha mai allenato, nello spogliatoio c'è chi non lo sopporta e di sicuro non lo ama Galliani. Poco importa: un bel giorno di gennaio Clarence prende un diretto Rio-Milano (a un mese dal carnevale, che disdetta). In quell'esatto momento tra i tifosi del Milan ci si divide: c'è chi pensa «povero Milan» e chi invece si fida del padrun che «tra Sacchi e Capello non ha mai sbagliato». Per i detrattori «Seedorf si rovinerà con le sue mani». In effetti i primi due mesi sono sconfortanti: l'atteggiamento tattico del Diavolo vira dalla visione allegriana del «primo non prenderle» a quella seedorfiana «alla bersagliera» e son mazzate un po' dappertutto. Ma fa nulla, tanto il tecnico deve chiudere la stagione in qualche modo e preparare la successiva. Arrivano le sberle con l'Atletico in Champions e una contestazione dei tifosi (durante Milan-Parma) che però ha nel mirino Galliani, mica Seedorf. Solo che nei giorni successivi, sui giornali, non si scrive dell'ad, bensì di Clarence, il tecnico improvvisamente «a scadenza». Si parla di un incontro tra Galliani, Berlusconi e alcuni componenti della rosa, si dice che ormai tutti siano d'accordo: l'allenatore non è adeguato e al limite si dovrà trovare il modo di liquidarlo a fine stagione. Seedorf mangia la foglia e fa una strategica inversione di rotta: il Milan si mette a giocare «alla Ancelotti» e mette insieme 5 vittorie e un pareggio nelle ultime 6 giornate. A conti fatti una potenziale «zona Champions» se si tiene presente il periodo di permanenza dell'olandese. La posizione in classifica diventa persino guardabile (attuale 6° posto), ma nel club non solo nessuno spende una parola per il tecnico, semmai aumentano le pretese, almeno a dar credito a quello che viene pubblicato sui quotidiani specializzati: «Seedorf resta se...». E una volta gli si chiede la qualificazione all'E-League e il giorno dopo il sorpasso sull'Inter. Come dire: in ogni caso sei fuori e Pippo Inzaghi prenderà il tuo posto. La cosa non scompone più di tanto lo scafatissimo Clarence che respinge gli attacchi e dice «sarà il presidente a dovermi dire se qualcosa è cambiato». E il nodo è tutto lì: i tifosi sono con il tecnico, i numeri anche, ma gran parte della stampa lo condanna e dal club tutto tace. Il destino sembra segnato, ma un pensiero sorge spontaneo: quanti credono che un bel giorno Berlusconi prenderà parola per dire «sì, è vero, ho voluto Seedorf contro tutto e tutti, lui continua a vincere e quindi ancora una volta ho avuto ragione io, però ora lo caccio perché non si è fatto voler bene da chi senza di lui era al 12° posto». Tutto deciso? Mah... di Fabrizio Biasin

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