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Berlusconi e il Diavolo insieme per sempre"Vale oltre 500 milioni, non si vende"

Nicoletta Orlandi Posti
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«Il Milan non si vende». Cinque parole che valgono virtualmente 100 milioni di euro ciascuna. Le pronuncia Silvio Berlusconi nel salotto di «Porta a porta» nel giorno del suo ritorno in tv. Sono le frasi attese da tutto il popolo rossonero dopo un mese di incertezza e che arrivano alla fine di una lunga giornata di voci e illazioni. A scatenare le discussioni è l'indiscrezione riportata dalla «Gazzetta dello Sport»: ci sarebbe un'offerta da 500 milioni di Peter Lim per l'acquisizione del Milan. Con la possibilità di lasciare la presidenza a Berlusconi e il controllo della parte sportiva ad Adriano Galliani: uno scenario perfetto. Persino troppo. E il Cavaliere lo smonta in un attimo: «Il club non si vende e non vale 500 milioni, ma molto di più». «Quanto allora? 501?», lo incalza Bruno Vespa. «No no, non scherziamo sulle cose sacre», chiude ogni discorso il patron. Respinto dunque il nuovo assalto del magnate di Singapore che col suo patrimonio di 2 miliardi di dollari si classifica al 761° posto nella classifica degli uomini più ricchi al mondo. Tanto per fare un paragone, i Berlusconi sono al 142° con 9 miliardi di dollari di portafoglio. Presente a San Siro per Milan-Chievo con il socio calcistico Jorge Mendes, procuratore di Mourinho e Ronaldo tra gli altri, Lim viene avvistato a colloquio con Adriano Galliani. Si tratta solo di un incontro di cortesia, ma sufficiente ad alimentare le illazioni dopo i tanti abboccamenti del broker in giro per l'Europa a caccia di una squadra: Valencia, Liverpool e nelle ultime settimane addirittura l'Inter. A pochi giorni dall'esordio milanese arriva la prima mossa: proposta da 300 milioni per il 51% del Diavolo. Un'ipotesi smentita e rifiutata da Barbara Berlusconi: «Con quella cifra si compra al massimo il 30% della società», disse l'ad ribadendo la valutazione del club fatta da Forbes e di poco inferiore al miliardo di euro. Anche perché quella sarebbe l'unica quota azionaria che - come da incarico affidato alla banca Lazard - la famiglia sarebbe disposta a cedere a un socio estero: uno sceicco, i russi di Gazprom o Zong Quinghou, il secondo uomo più ricco della Cina che lady B. avrebbe «intercettato» nel suo tour in Oriente. Lo ribadisce anche il duro comunicato della Fininvest che in mattinata «smentisce nuovamente ogni ipotesi di cessione del controllo del Milan». Durante la giornata la vicenda prende un'altra piega con le notizie in arrivo da Madrid, dove il magnate di Singapore si trovava per assistere alle semifinali di Champions. In realtà il broker asiatico starebbe valutando un assalto da lanciare in estate per una cifra di poco superiore alla prima offerta: 350 milioni per la maggioranza. Una proposta già perdente alla luce delle parole del Cav. Dopo aver ripianato le perdite delle ultime gestioni con oltre 20 milioni, Berlusconi ha ancora voglia di investire nel calcio soprattutto dopo l'approdo ai vertici de club della figlia: con le idee di BB e il coinvolgimento di un socio estero nel progetto-stadio, il Diavolo potrebbe tornare ai vertici in poco tempo. È una corsa contro il tempo per non essere costretti a fare sacrifici (Balotelli, Montolivo, De Sciglio) per finanziare la rifondazione. Ma con il Cavaliere ben in sella, il Milan è più forte. di Francesco Perugini

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