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Con la legge sulla diffamazionevogliono far chiudere i giornali

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L'idea di tutti i gruppi politici: obbligo di rettifica in prima pagina per sette giorni consecutivi

Matteo Legnani
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  Immaginatevi l'estate 2010 con la nuova legge sulla diffamazione già approvata. Un giorno di luglio esce in prima pagina il titolo: “Fini ha venduto sottocosto al cognato la casa di An a Montecarlo”. La mattina successiva il presidente della Camera fa un salto sulla sua poltrona. Sulle prime si preoccupa. Poi uno dei collaboratori gli ricorda che c'è quella meravigliosa nuova legge. Così fa scrivere la sua rettifica, e decide pure il titolo: “Fini non ha mai venduto quella casa. Grazie a lui per An è l'età dell'oro”. Il quotidiano che la riceve non solo la deve pubblicare subito, ma deve mettere quel titolo e quell'articolo in prima pagina, in apertura. Non basta: lo deve fare sette giorni di seguito, sempre in apertura. Dopo sette giorni di prime pagine identiche e menzognere, naturalmente non ci sarà più un solo lettore a comprare quel giornale. In un amen si è trovato il modo di chiuderlo, più rapidamente di quanto non avveniva nei regimi totalitari. Tutti gli altri giornali capiscono al volo l'antifona. Dalla settimana successiva mettono in prima pagina solo titoli come “Domani forse il tempo è bello”. L'idea della rettifica da pubblicare così in prima pagina è di tutti i gruppi politici. Leggi l'articolo integrale di Fosca Bincher su Libero in edicola oggi 20 ottobre  

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