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Berlusconi teme il trappolone liste pulite

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Il governo si accinge a varare il decreto sull'incandidabilità dei condannati. E Silvio teme emendamenti che estendano il divieto ai colpevoli in primo grado (come lui)

Matteo Legnani
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Gli eventi accelerano. Allora Silvio Berlusconi decide di posticipare la presentazione del libro di Bruno Vespa (di una settimana) per convocare il bureau del Pdl e decidere cosa fare col governo: staccare la spina o lasciarlo in carica qualche altro mese ancora? Questo sarà l'argomento principale del vertice riunito oggi a Palazzo Grazioli. Insieme alla discussione sulla legge elettorale, finita quasi irrimediabilmente su un binario morto. In subordine la questione non meno importante (per i colonnelli, a Silvio frega poco) delle primarie e dello spacchettamento del Popolo della libertà in più segmenti.  Ma di prepotenza entra anche un altro argomento di stretta attualità: il decreto sulla incandidabilità dei condannati. L'esecutivo si infila nell'argomento giustizia come un elefante in una cristalleria. Mario Monti domani presiederà un consiglio dei ministri che, salvo ripensamenti, varerà un decreto per le liste pulite. Un atto ostile, secondo Berlusconi. Che è molto arrabbiato. Vero: l'incandidabilità riguarderà i condannati in via definitiva, lui non lo è. «Ma in Parlamento ci sarà la fila per presentare emendamenti che estendano l'incandidabilità anche ai condannati in primo grado», ne è sicuro Silvio. Teme il trappolone. E d'altronde, l'altro giorno, Gianfranco Fini aveva già accennato la cosa, proponendo un patto per tenere fuori dalle liste anche chi, come Berlusconi, è in attesa di un giudizio definitivo. Leggi l'articolo integrale di Salvatore Dama su Libero in edicola oggi, mercoledì 5 dicembre  

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