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Ora a Bersanie Berlusconinon resta cheabbracciarsi

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Obbligatorio un accordo Pd-Pdl: tornare alle urne significherebbe infatti consegnarsi a Grillo e a una devastantecrisi economica

Matteo Legnani
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Per la Casta il trionfo dei senza scarpe di Beppe Grillo ha il suono brutale dell'ultimo segnale d'allarme. Dopo quello risuonato la sera di lunedì, non ce ne saranno più altri. Le sirene resteranno mute. Nel silenzio sentiremo soltanto il rombo degli aerei da bombardamento che si stanno avvicinando. Non avranno soltanto la sigla delle Cinquestelle. Bensì di qualche nemico che non conosciamo ancora. Il nemico vero potrebbe essere una crisi economica devastante. Prenderà di mira un numero di italiani ben più grande di quello che già oggi si trova nei guai. Sto parlando di quanti per ora sono rimasti al riparo dal disastro che abbiamo sotto gli occhi. Chi ha dei risparmi potrebbe vederli a rischio, svalutati di fatto e non più protetti. Nessuno ci garantisce che il valore dell'euro rimarrà all'incirca quello odierno. Se i mercati finanziari ci volteranno le spalle, neppure il Padreterno sarebbe in grado di salvarci.  Non sto delineando lo schema di un pessimo racconto di fantapolitica. Anche per carattere non mi piace immaginare catastrofi. Possiamo ancora salvarci. Ma la salvezza dipende dalle decisioni che prenderanno i due partiti maggiori rimasti in piedi dopo lo tsunami grillista, il Pd di Pierluigi Bersani e il Pdl di Silvio Berlusconi. Come ha detto lunedì sera a “Porta a porta” Maurizio Belpietro, devono sedersi attorno a un tavolo e decidere che cosa fare insieme.  L'unica decisione utile è trovare un accordo per un governo di emergenza nazionale che veda alleate la destra e la sinistra. Non esiste una strada diversa. Leggi l'articolo integrale di Giampaolo Pansa su Libero in edicola mercoledì 27 febbraio

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