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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Michela Ravalico
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Cosa penso di Tremonti ho già avuto modo di spiegarlo. Credo sia un ottimo ministro dell'Economia ed è assai probabile che se non avessimo avuto lui a guardia della cassaforte dello Stato, oggi ce la troveremmo svaligiata. Giulio è un primo della classe anche nel carattere e questo a volte non lo rende molto simpatico, ma devo riconoscere che, pur pensandola diversamente da lui in fatto di tasse (io le vorrei tagliare subito), la sua rigidità forse ha giovato alle finanze del Paese, perché ha impedito l'assalto alla diligenza da parte delle numerose bande predatorie che si aggirano dalle parti di Palazzo Chigi. Fatti i dovuti complimenti, debbo però ammettere di non credere che a Tremonti riuscirà il miracolo di tagliare gli sprechi o gli stipendi della Casta. Al massimo passerà l'idea leghista di dare una spuntatina alla busta paga dei parlamentari, riducendo del 5 per cento la diaria, ma il grosso delle spese resterà quello che è. Chi s'azzarda infatti a dare una sforbiciata ai compensi degli alti papaveri dello Stato? Pensate davvero che burocrati con in mano le leve del potere si faranno alleggerire il portafoglio senza parlare? Credete sul serio che i percettori di prebende milionarie si rassegneranno così senza fiatare? Io penso che prima di rinunciare a ciò che hanno faranno il diavolo a quattro. Non dimenticate che questo è il Paese delle corporazioni, che pur non avendo istituzionalizzato le lobby ce le ha direttamente in casa, anzi: qualche volta al governo, come si è visto in questi giorni con le inchieste sulla cricca. Il gruppo che ruotava intorno agli appalti pubblici e ai lavori della Protezione civile in fondo era un centro di potere che spingeva gli affari propri, a scapito di quelli degli altri. I magistrati ipotizzano una specie di loggia segreta. Io non credo a una nuova P2, con i grembiuli, i compassi e l'armamentario massone. Qui siamo in presenza di un sistema di relazioni che riunisce la politica e i grandi funzionari pubblici, un sistema che è resistito alla prima Repubblica, alla Dc e al Psi, alla sinistra e anche alla destra. Per smantellarlo ci vuole di più di un Tremonti, che come ho detto è un portento.  Per riuscire a tagliare gli sprechi e le spese di una pubblica amministrazione che si sta divorando un pezzo d'Italia servirebbe un governo eccezionale, aggettivo che mi rendo conto potrebbe dar luogo ad equivoci. Non intendo un esecutivo  di unità nazionale e neppure d'emergenza: quelli sono pastrocchi che solo a Scalfaro e Ciampi piacevano. Io penso a ministri nel pieno delle loro funzioni e non eterodiretti dal Quirinale. Vorrei semplicemente un governo straordinario, unico, che si assuma il compito di sminare una delle pubbliche amministrazioni più inefficienti, ma più costose d'Europa. Per me la Casta non si ferma a Montecitorio e non si limita alla politica, ma riguarda tutti i ministeri, gli apparati dello Stato e i centro decisionali che fanno parte del Palazzo. Per tagliare  servono coraggio e forza, perché si vanno a toccare interessi particolari. Tutto ciò lo può fare solo chi goda di una forte legittimazione e di un forte consenso. L'unico dunque con i requisiti richiesti dunque è il Cav. Non so però se Berlusconi avrà la forza  di farlo: di incidere le grandi clientele e il potere del Moloch pubblico. A occhio temo di no. Ma se io fossi nei suoi panni e volessi lasciare il segno o anche solo salire al Quirinale come presidente, beh, non avrei esitazioni: questa è l'unica decisione politica alla quale mi applicherei. Sempre se volessi  passare alla storia, ovviamente. [email protected]

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