Le Maldive: affonderemo
Ci compriamo un'altra patria
Una cassa comune per non sprofondare. O meglio, per essere pronti quando si sarà sprofondati. Il paradiso in terra delle Maldive ha amministratori previdenti: il nuovo governo ha deciso infatti di mettere da parte i soldi per i tempi grami, quando il surriscaldamento globale porterà l'acqua sopra il livello delle sue palme, inghiottento atolli, sdraio e villaggi interi. I maldiviani non vogliono fare i profughi, non vogliono vivere per anni sotto le tende e a casa degli altri: così hanno deciso che si compreranno un'altra patria che non sia a mollo nell'oceano Indiano. Lo ha dichiarato al Guardian il nuovo presidente Mohamed Nasheed. Le Maldive, con la loro altezza media sul livello del mare di 1,5 metri, potrebbero essere le prime vittime di quel cambiamento climatico che fa innalzare i mari in tutto il mondo. «Non vogliamo lasciare le Maldive», ha detto il neo-presidente Nasheed, «non possiamo fare niente, da soli, per fermare il cambiamento climatico e così non ci resta che comprare terra da qualche altra parte. È una sorta di assicurazione contro il peggior scenario possibile». Il nuovo premier delle Maldive, che ufficialmente prenderà il controllo della nazione domani, ha rivelato che molti paesi si sono dimostrati «ricettivi». Per costruire i capitali necessari, Nasheed darà vita a un fondo sovrano simile a quelli messi in piedi dai paesi ricchi di petrolio del Medio Oriente con i guadagni in surplus del greggio.