L'editoriale
di Maurizio Belpietro
Per giorni ci siamo domandati come una giovane donna potesse mettere da parte un patrimonio milionario, fatto di case, terreni, auto di lusso e altro, senza un impiego preciso e neppure un'agiata famiglia di provenienza. Il reddito di Elisabetta Tulliani, compagna di Gianfranco Fini, non consente infatti di giustificare un arricchimento così improvviso e dunque, ci chiedevamo, da dove arriva tutto ciò? In principio la risposta degli avvocati ai nostri interrogativi è stata un avviso di querela, poi, resisi conto della necessità di un chiarimento, hanno addotto una vincita al Superenalotto. Di fronte a una simile spiegazione, chiunque avrebbe storto il naso, innanzi tutto per ragioni di buon senso: un premio di 2 miliardi di vecchie lire, la metà dei quali incassata da Luciano Gaucci, non si moltiplica per miracolo fino a trasformarsi in 20 milioni di euro, vale a dire 40 miliardi di lirette. Il sospetto che quelli fossero soldi del patron del Perugia, sottratti al fallimento della squadra di calcio, ci aveva indotti a nutrire dubbi sulla versione, costringendoci a insistere coi quesiti, non per volontà di perseguire una signora in quanto compagna di Gianfranco Fini, come qualcuno ha sostenuto, ma per alzare il velo su un concentrato di affari non proprio limpido attorno alla terza carica dello Stato. Ovviamente non avevamo sbagliato a reiterare le domande e lo dimostra lo scoop di Giacomo Amadori, giornalista tosto di Panorama il quale ha rintracciato non solo il tabaccaio che vendette la schedina milionaria di cui parla la Tulliani, ma anche alcune persone che avrebbero ceduto terreni e altro a Elisabetta. Risultato, il tabaccaio smentisce la ricostruzione degli avvocati, spiegando che non fu affatto la fidanzata di Gaucci a giocare la schedina, ma la segretaria, la quale lo fece per conto del principale. L'esercente racconta che l'imprenditore puntava abitualmente su sistemi milionari, cosa che sarebbe stata impossibile per una ragazza con un modesto reddito, e si dice pronto a un confronto con la Tulliani, certo di poterla smentire. Ma questa non sarebbe la sola bugia raccontata da Elisabetta. Amadori ha infatti rintracciato anche una signora che vendette un terreno finito poi nel patrimonio della famiglia Tulliani e la donna spiega che a pagare fu Gaucci, il quale era presente al rogito e versò il corrispettivo in contanti. Insomma, la fragile difesa della compagna di Fini comincia a vacillare, perché i testimoni che la smentiscono avvalorando la tesi di Gaucci cominciano ad essere tanti. La poca trasparenza circa l'arricchimento dei Tulliani ovviamente fa dubitare anche della versione fornita a proposito dell'appartamento di Montecarlo, donato ad An e finito senza una ragione plausibile nelle mani del fratello di Elisabetta. Anche in questo caso le spiegazioni anziché chiarire il mistero hanno reso ancora più oscura la vicenda, sicché, prima che spunti qualche altro personaggio ad aggiungere nuovi particolari, sarebbe auspicabile smetterla con le frottole e raccontare le cose come stanno. Conviene alla signora Fini e al fratello. Ma soprattutto conviene al presidente della Camera. Difficile infatti continuare a tacere di fronte a tutte queste ombre. Chi invoca la trasparenza per gli altri è necessariamente obbligato a praticarla per primo su se stesso. Altrimenti i misteri di Montecarlo e dei Tulliani lo perseguiteranno per sempre.