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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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C'è stato un tempo in cui la sinistra aveva paura dei dossier sulla vita privata di parlamentari e alti funzionari dello Stato, perché temeva che qualcuno li usasse nella lotta politica, per ricattare o  far fuori gli avversari. Era il periodo del generale De Lorenzo, del Sifar e del Sisde, dei Servizi e degli organi di polizia deviati. Una stagione di ombre e rumor di sciabole,  con la fobia del golpe che traspariva quotidianamente dalle pagine dei giornali. L'Espresso di Eugenio Scalfari accusava i carabinieri di aver accumulato faldoni sui misteri della Repubblica. Altri invece davano corpo a sospetti  su amanti, premier gay, balletti verdi e inconfessabili peccati. Erano anni in cui la sinistra era davvero garantista e libertaria, in cui il Pci e gli extraparlamentari guardavamo con diffidenza agli apparati dello Stato e si auguravano che restassero lontani dalla camera da letto di politici, imprenditori e di tutti i privati cittadini, perché avevano orrore alla sola idea che queste faccende potessero inquinare la vita democratica del Paese. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti: Nenni non c'è più, Berlinguer nemmeno e i progressisti sono guidati da una banda di mezze cartucce che non sa dove andare e al più si fa condurre, nella speranza di arrivare a vincere qualcosa e occupare qualche poltrona. Se al contrario non fossero l'ombra di ciò che sono stati i capi del Pci e del Psi, oggi di fronte alle inchieste che puntano direttamente alla vita privata di un leader politico, seppur avversario, D'Alema, Veltroni, Bersani e Vendola accuserebbero la procura di Milano di aver indagato per mesi al solo fine di eliminare un esponente politico. Se fossero uomini davvero preoccupati per la democrazia di questo Paese si renderebbero immediatamente conto che quanto sta accadendo a Berlusconi domani potrebbe toccare a loro e che, una volta accettato senza obiettare il principio per cui si può frugare fra le lenzuola di un uomo delle istituzioni, c'è il rischio di consegnare la propria vita, anche privata, a un apparato poliziesco.  Del resto, per farsi una ragione  di ciò che sta succedendo non ci vorrebbe molto e anche a un rappresentante del centrosinistra che abbia in odio il Cavaliere potrebbe intuirlo leggendo i verbali accumulati dai magistrati milanesi e che noi, per conoscenza di tutti, abbiamo deciso di pubblicare a puntate oltre che nel nostro sito web. A quanto pare la sinistra ha invece  deciso di approfittare della situazione, cercando di ottenere per via giudiziaria ciò che non è mai riuscita a conquistare per via elettorale, se non nascondendosi dietro a un democristianone come Romano Prodi.  Paradossalmente, gli eredi dei partiti di sinistra stanno consentendo alla magistratura ciò che nel passato temevano come la peste.  In pratica i nipotini di Nenni e compagni lasciano fare ai pm,  legalmente e fra gli applausi, ciò che  i loro nonni giudicavano illegale e pericoloso, perché a farlo erano i carabinieri. Probabilmente non ci sarà la paura del golpe né il rumor di sciabole che si udiva negli anni Sessanta, ma la sostanza è la stessa.  

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