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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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Secondo Nando Pagnoncelli, il sondaggista meno amato da Berlusconi, anche dopo lo scandalo dei festini il Cavaliere continua a essere il premier preferito dagli italiani, la metà dei quali pensa che l'inchiesta giudiziaria sarà dimenticata in fretta o, addiritura, si trasformerà in un boomerang per chi l'ha cavalcata. Previsione confermata anche da  Alessandra Ghisleri, l'esperta più amata da Silvio, secondo la quale le accuse della Procura di Milano non scalfiscono di un millimetro le intenzioni di voto degli elettori di centrodestra e il PdL si conferma il primo partito, al punto che con il 32,6 % se si votasse rivincerebbe. I dati dunque certificano che la gente è più furba di quel che si crede e non si fa impressionare dalle apparenze. Se i racconti boccacceschi delle notti di Arcore lasciano invariato il consenso del presidente del  Consiglio è perché,  nonostante la Procura si affanni a mostrare l'assoluta linearità delle proprie indagini, la maggioranza degli italiani ha capito che queste, come le precedenti,  rientrano fra i tentativi di incastrare Berlusconi. Intendiamoci: come ho già scritto, il Cavaliere ci mette del suo, offrendo gratis le armi per farsi impallinare. Certe feste si sarebbero potute evitare e un po' di selezione negli inviti a cena sarebbe stata auspicabile. Ciò detto, l'eccesso di dispiegamento di mezzi  e l'assoluta pretestuosità dell'accusa di concussione dimostrano che in Tribunale c'è chi studia giorno e notte il sistema per ingabbiare il Cav. Come si fa infatti a usare l'espediente della telefonata in questura per giustificare migliaia di intercettazioni e l'impiego di un centinaio di uomini, quando per reati ben più allarmanti si lamentano mancanza di mezzi e scarsa disponibilità di personale? D'accordo, la legge impone l'obbligatorietà dell'azione penale, ma da qualche parte del codice ci deve essere anche il tentato abuso di credulità popolare.  Del resto, che tutto sia nella norma è difficile da mandar giù. In particolare quando si legge che tra le fonti d'accusa vi sono le intercettazioni di un ex prefetto, il quale, riferendo i racconti di un'amica, fa la morale a Berlusconi. Peccato che - come ha scoperto Franco Bechis -  il suddetto funzionario in pensione sia indagato dalla stessa Procura di Milano per molestie sessuali e vi siano non una ma diverse dichiarazioni di ragazze che gli imputano atti contrari alla decenza. È credibile il suo racconto? E perché, nonostante lui non sia mai stato ad Arcore, ci si affida alla sua parola e non a quella della donna che partecipò alla cena e può riferire i fatti per testimonianza diretta? Strano anche che si rincorrano le interviste di Santoro a Nadia Macrì, una signorina animata da propositi vendicativi nei confronti di chi secondo lei avrebbe potuto ma non l'ha aiutata. La ragazza è già stata smentita dalla mamma e dal fidanzato, ma se non bastasse si sarebbe potuto controllare i tabulati telefonici degli invitati al privé di Villa San Martino, accertando  - come ha fatto Gianluigi Nuzzi - che molti elementi da lei riferiti non tornano oppure appaiono assolutamente inverosimili. A leggere tutto ciò, non c'è dunque da stupirsi se fra gli italiani c'è chi coltiva dubbi sulle motivazioni di un'inchiesta così clamorosa. La quale probabilmente alla fine dimostrerà che a Berlusconi piacciono un po' troppo le donne. Ma anche che a Milano ci sono troppi pm ai quali non piace il Cavaliere. E per questo... Tirate voi le conclusioni, prima che la Procura tiri a me una querela.

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