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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Andrea Tempestini
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Caro Giampiero, voglio tranquillizzarti subito: né io né i colleghi di Libero abbiamo intenzione di immolarci sul muretto di Dongo. Nessuno di noi ha l'ambizione né la voglia di farsi fucilare da quelli che sognano di cancellare ogni traccia del berlusconismo. E poi non c'è neppure bisogno che qualcuno di noi offra il petto al martirio, giacché per quanto ci provino il «regime» imposto dal Cavaliere con libere elezioni è tutt'altro che sull'orlo della fine. Prova ne sia che sono ridotti a cercare di cacciarlo con un fotina. Forse ti ha allarmato il nostro titolo, ma si trattava di una sintesi di ciò che sta avvenendo, ossia dell'ultimo tentativo di farlo secco: visto che non sono riusciti con le indagini giudiziarie e non hanno avuto successo  gli agguati in parlamento, ora ci provano con le donne, nella speranza di ridicolizzarne l'immagine e convincerlo a levare le tende. A me pare un desiderio vano, perché per schiodare Silvio da Palazzo Chigi serve ben altro di un'istantanea in cui si intravede il premier in «atteggiamento impudico». Che a Berlusconi piacciano le donne e non sia un frate trappista lo do per scontato e credo che con me lo diano per acquisito la maggior parte degli italiani, sennò non si capirebbe come mai di fronte alle rivelazioni attorno alle serate  bunga bunga il suo consenso non scenda. Perfino il sondaggista di Repubblica, Ilvo Diamanti, è stato costretto ad ammettere che agli elettori di come passa le notti Silvio non importa nulla e anzi, se le trascorre in compagnia di una o più ragazze, tendono a perdonarlo o a minimizzare. Vedi caro Giampiero, io non sto neppure a domandarmi se la foto è vera o taroccata, se c'è,  se mai sarà pubblicata e da chi. Mettiamo pure che ci sia e sia vera. Cosa cambia? Berlusconi non ha detto tutta la verità e forse con qualche ragazza ha avuto dei dopo cena? A parte che alcune delle habituée di Arcore hanno già ammesso di essere passate dal suo letto,  chiunque, di fronte a domande imbarazzanti che riguardano la propria vita privata, tende a negare. Lo fece anche Clinton, il quale giurò di non aver fatto sesso con la Lewinsky, e lo farebbero altri, soprattutto se fossero costretti a rispondere di serate non propriamente regolari, cioè non con la propria moglie. Il problema dunque non è la foto, ma l'uso che se ne vuole fare. L'immagine nella testa degli artefici di questa operazione dovrebbe essere l'arma finale, cioè il colpo che metterà Berlusconi a ko per sempre. Perché chi ha pensato tutto ciò è convinto che una volta sistemato il Cavaliere avrà la strada spianata. A differenza tua, i mandanti sanno benissimo che il premier è il collante del centro destra e una volta liberatisi di lui, si possono dare il via alle grandi manovre. Certo, nessuno è indispensabile e forse negli ultimi tempi Silvio è zoppicante. Diciamo pure che è pieno di guai e che in qualche caso - vedi quello attuale - un po' se li è pure andati a cercare. Ma se lui esce di scena, c'è chi è pronto a entrarvi per fare carne di porco del federalismo, dei risparmi degli italiani e altro. Infatti, al contrario di ciò che tu credi, il centrodestra non sopravviverebbe a Silvio, ma si frantumerebbe in mille pezzi. E non lo dico io, ma il solito esperto di Repubblica, Diamanti, il quale non più tardi di due settimane fa sul quotidiano caro alla sinistra, spiegava che senza Berlusconi il Pdl non potrebbe esistere né resistere. «Perderebbe senso e fondamento, organizzazione e risorse. Come un ghiacciaio enorme si scongelerebbe e la Lega se ne andrebbe per proprio conto». Per il sondaggista di Ezio Mauro l'addio del Cavaliere potrebbe addirittura avere effetti traumatici per il Paese, lasciandolo spaesato e ancor più diviso. «Si aprirebbe un vuoto di potere (…) e i problemi del Paese non si risolverebbero, ma, all'improvviso, si riproporrebbero seri e gravi». Via lui, rischia insomma di essere peggio. Per cui, caro Giampiero, che ci siano o no le foto e le fotine di cui parla il Fatto quotidiano, Berlusconi ci conviene tenercelo. Almeno per il tempo di trovarne un altro come lui.   

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