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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Giulio Bucchi
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Ieri Berlusconi è tornato per mezza mattina a fare il Berlusconi. Sbarcato a Lampedusa ha promesso di riportare l'isola alla normalità nel giro di 48 ore, massimo settanta. Due o tre giorni di tempo per trasferire gli immigrati altrove, ripulire la collina, riaprire i negozi. Poi ha aggiunto il carico dell'esenzione fiscale per almeno un anno, promettendo di rilanciare l'economia della più meridionale delle località italiane, con un campo da golf, un casinò e una campagna in tv. «Diventerò lampedusano», ha poi aggiunto rivelando di aver comprato casa in una caletta. Ovviamente i residenti hanno applaudito, conquistati dal discorso a braccio del premier, così come avevano battuto le mani i napoletani il giorno in cui promise di togliere l'immondizia dalle strade e gli abruzzesiquando annunciò che avrebbe dato a tutti una casa in tempi  rapidi. Nelle emergenze, Silvio è il più bravo di tutti e del suo impegno non c'è motivo di dubitare: Napoli è stata ripulita e i terremotati non sono rimasti nelle baracche come successe in Irpinia. Però, pur riconoscendo che il Cavaliere quando fa il Berlusconi è imbattibile, dobbiamo aggiungere che in questo caso il problema è risolto a metà. Lampedusa tra due giorni non sarà più invasa dai clandestini, ma questi saranno solo stati spostati in un'altra parte d'Italia. Tolti dall'isola finiranno nel resto del Paese e così succederà anche nel caso ne arrivassero altri, come è altamente probabile. È inutile dunque girarci intorno. L'unico sistema per risolvere la questione degli immigrati è rimandarli a casa. Caricarli su una nave o un aereo e riportarli là da dove sono partiti. Tutti, con la sola esclusione di quelli che hanno diritto allo status di rifugiati perché in fuga da una guerra. Bossi l'avrà anche detto in maniera sgradevole, usando una locuzione dialettale che in Lombardia si dice per  togliersi dai piedi un disturbo, ma la sostanza resta la stessa. I clandestini vanno espulsi. Altro che accoglienza o centri disseminati in ogni Regione come chiede anche il capo dello Stato. Dividere le migliaia di extracomunitari in una dozzina di località serve solo a frammentare il problema, non a risolverlo. Ma forse ciò che si vuole è solo prendere tempo, in attesa che si risolva da sé, con la remissione in libertà dei clandestini per scadenza dei termini, visto che l'iter burocratico richiederà mesi, oppure con la loro fuga dai centri di raccolta. Che è poi la soluzione suggerita da Bersani. Il segretario del Pd infatti propone di disseminare i clandestini dappertutto, con piccoli raggruppamenti assistiti dal volontariato e non dalla polizia. In pratica, senza alcun controllo. Liberi di andarsene in qualunque momento e di ingrossare le file dell'immigrazione clandestina, la quale si concentra soprattutto al Nord, dove c'è la ricchezza e dove esiste la possibilità di trovare se non un lavoro almeno un espediente per tirare a campare. Il piano del Partito democratico per affrontare la questione è dunque un non piano. O meglio: è il solito sistema tanto caro alla sinistra. Una finta decisione per non decidere proprio nulla. E invece di fronte a uno sbarco che rischia di essere inarrestabile serve un intervento forte e immediato, al fine di scoraggiare altri arrivi. L'attuale legge Bossi-Fini non è sufficiente a garantire espulsioni rapide senza passare dai tribunali? Cambiamola. Se necessario copiamola dalla Spagna o dalla Germania, paesi  che prima di noi hanno dovuto affrontare la questione e in caso di necessità hanno usato il pugno di ferro.  E già che ci siamo variamo anche un provvedimento che consenta l'allontanamento dal territorio nazionale dei cittadini comunitari che non hanno residenza fissa o mezzi di sostentamento. Non ci sono infatti solo i tunisini ad ingrossare i ranghi dell'immigrazione clandestina, ma anche i romeni e cittadini di altri Paesi dell'Est, la cui invasione, sebbene non avvenga via mare, non è meno preoccupante di quella registrata a Lampedusa e colpisce il Settentrione come l'Italia centrale. Anche in questo caso non c'è nulla da inventare. Ha già fatto tutto Sarkozy, il quale ha alzato le spalle di fronte alle proteste dell'Unione europea, convinto che non ci fossero altre strade. Qualche volta, cari Berlusconi, Maroni e ministri vari, bisogna avere il coraggio di tirare diritto e se del caso di scontrarsi, mandando al diavolo i super burocrati di Bruxelles. Oppure a voi piace andare a rimorchio della Francia solo quando bombarda Tripoli e non quando respinge i clandestini?

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