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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Giulio Bucchi
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Sparare sui migranti non si può: non è elegante. È possibile se si è di sinistra e si hanno gli occhioni da Bambi del socialista Zapatero, il quale qualche anno fa lasciò che la polizia spagnola reagisse con raffiche di proiettili all'assalto di massa degli africani a Ceuta, colonia iberica sul Mediterraneo. Oppure se si  fa parte dell'Ulivo mondiale, come il democratico Bill Clinton: in tal caso si può dar carta bianca agli sceriffi di frontiera per bloccare i clandestini nel deserto, rischiando di condannarli a morte per disidratazione. Se si appartiene alla grande famiglia progressista si possono anche fare i respingimenti in mare, inseguendo gli extracomunitari fino allo stremo. Qualora ci scappasse il morto, come accadde la vigilia di Pasqua del '97 nel Canale di Otranto, quando una barca con 108 albanesi si inabissò dopo essere stata speronata da una nave della marina militare italiana, si può sempre dare la colpa agli annegati. Al contrario, se si è di destra e con l'aggravante di chiamarsi Berlusconi ci si deve rassegnare. I poveracci che sbarcano sulle nostre coste bisogna tenerseli. Anzi. Bisogna accoglierli nel migliore dei modi, rifocillandoli e ospitandoli in locali confortevoli, offrendo loro pacchetti di sigarette e schede telefoniche affinché chiamino casa e tranquillizzino i parenti rimasti di là dal mare, come fa di solito chi è partito per una vacanza. Sperare che se ne vadano da soli è inutile. Per quanto dichiarino di voler andare a Nord, verso la Francia o la Germania, poi alla fine scoprono che da noi si sta meglio e non solo per il clima, che è più simile a quello dei Paesi da cui provengono, ma per il trattamento. L'assistenza sanitaria e l'istruzione sono garantite a chiunque, anche a chi non paga le tasse e non è neppure mai ufficialmente entrato nel Paese. Quanto a vitto e alloggio, in un modo o nell'altro ci si arrangia: o col lavoro nero oppure con qualche espediente. In fondo si tratta di  tener duro un certo tempo,  poi, insieme a condoni e amnistie, arriverà la sanatoria che regolarizza e sistema tutti. Stando così le cose, noi italiani  la dovremmo smettere di darci tanta pena ogni volta che sbarcano alcune migliaia di clandestini. Innanzitutto perché sono niente rispetto a quelli che calano dal Nord, da Gorizia e da altre zone dell'Est. E poi perché comunque non c'è nulla da fare se non chiudere gli occhi o pagare. I modi per affrontare la questioni sono infatti solo due. Il primo consiste nel fingere che non ci sia nessun esodo biblico, cioè ignorare l'invasione, smistando gli ospiti in tutta Italia, Regioni rosse comprese, al fine di evitare che si concentrino tutti a Lampedusa o Manduria come lamentano oltre sessanta parlamentari del Pdl. Il secondo metodo consiste invece nel finanziare la Tunisia e i Paesi da cui partono i migranti perché si riprendano i connazionali e evitino che altri prendano il largo. Ovviamente essere obbligati a metter mano al portafogli  perché chi avrebbe l'obbligo di vigilare le proprie coste lo fa solo a pagamento è qualcosa che somiglia molto a un ricatto. Anzi, ricorda le estorsioni  mafiose che i picciotti compiono ai danni dei negozianti per garantir loro una vita tranquilla. Ovviamente, pagandone già tanti, noi di pizzi  non sentiamo la mancanza.  Abbiamo i guai economici nostri e nessuna voglia di regalare decine di milioni alla Tunisia e ad altri Stati e poi di disoccupati ne abbiamo quanti ne bastano per esportarli, non certo per importarli. Ciò detto, purtroppo è così che va il mondo. E tra i due mali, l'arrivo di migliaia di disgraziati che non sanno come sbarcare il lunario e un salasso per garantirci che i profughi stiano a casa loro, io preferisco l'ultima soluzione. Del resto non è che prima di oggi i pattugliamenti e i divieti di espatrio fossero gratis. Sono anni che foraggiamo la costa del Mediterraneo e pure quella dell'Adriatico per impedire l'arrivo dei disperati. I primi accordi li fecero Prodi e il suo compare d'anello Massimo D'Alema, i quali, quando era di moda Gheddafi, si vantarono anche di aver trovato col beduino un accordo che ponesse fine alle recriminazioni libiche. Se non hanno fatto gli schizzinosi loro, non si capisce perché lo dobbiamo fare ora noi. La politica in fondo è l'arte di arrangiarsi. Ne ha dato prova anche ieri  Frattini, quando ha ricevuto il rappresentante degli insorti di Bengasi. Dopo aver ossequiato il raìs fino al giorno prima, il ministro del  Esteri ha comunicato d'esser pronto a dare le armi ai rivoltosi che combattono per abbatterlo.  Non lo avesse fatto, lo avrebbero fatto altri al posto suo. Pur di prendersi il gas e le forniture militari del nuovo regime di Tripoli soffiandole a noi, i francesi lo avevano già annunciato.  Magari poi i cannoni e i fucili li rivolgeranno contro di noi e l'Europa, ma per quello c'è tempo. Per ora godiamoci il petrolio e cerchiamo di tenere alla larga i clandestini. E per il futuro speriamo che Dio ce la mandi buona.

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