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L'editoriale

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di Maurizio Belpietro

Giulio Bucchi
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Emilio Alessandrini fu colpito poco dopo aver accompagnato i figli a scuola, Guido Galli invece aveva appena concluso una lezione all'università. Entrambi furono uccisi da un commando di Prima linea, la più sanguinaria tra le bande armate comuniste che infestarono l'Italia degli Anni di piombo. La colpa dei due magistrati milanesi? Essersi occupati di terrorismo. Di quel periodo e dei morti che vi furono molti giovani, ma anche meno giovani, purtroppo non sanno nulla e dunque è giusto che i caduti al servizio dello Stato siano ricordati. Meno giusto è invece che la loro morte sia usata nella battaglia politica odierna. Che cosa c'entrano infatti Alessandrini e Galli con le critiche che Berlusconi rivolge a una parte della magistratura non è dato sapere. Se da quindici anni il premier ritiene che vi siano delle toghe eversive, le quali mirano a ribaltare il verdetto popolare, mica offende le vittime del terrorismo. A offenderle semmai è chi le usa e si fa scudo della loro immagine. Mi hanno molto colpito le grandi fotografie sulla facciata del Tribunale di Milano, quelle dei due giudici e dell'avvocato Giorgio Ambrosoli. Il quale, sia detto con il dovuto rispetto, fu uomo retto e coraggioso, ma nulla ha a che fare col terrorismo, perché a ucciderlo fu un killer mandato da Michele Sindona, non da Michele Viscardi. Cosa vogliono dire quelle immagini? Che chi critica la magistratura critica Galli, Alessandrini e Ambrosoli? Ma di questo passo allora chi attacca gli onorevoli o parla di un Parlamento di ladri oltraggia De Gasperi, Fanfani o i politici vittime del terrorismo come Moro? Se questa è la logica, dire che Marco Travaglio è un fabbricatore di balle quotidiane (a proposito: il poveretto se la prende con me a causa di una richiesta di condanna per concorso in procurato allarme che deve ancora passare il vaglio del giudice, dimenticando le sue condanne per diffamazione. Evidentemente non diffamare nessuno per lui è un infortunio professionale) significa insultare la memoria di Casalegno e Tobagi? Oppure denunciando lo strapotere dei sessantottini nelle redazioni ci si deve aspettare una querela dall'Ordine dei giornalisti? Il terrorismo e le sue vittime sono una faccenda troppo seria per mischiarla con le beghe odierne. Ma ahimè a sinistra è quasi un'abitudine. Non a caso molti familiari di caduti per attentati politici o di mafia vengono candidati, così ci si può appropriare del nome e della storia del defunto e utilizzarli per una battaglia di partito. Ciò detto dobbiamo riconoscere che quando Berlusconi parla di giustizia commette un errore. Egli fa di ogni erba un fascio, come se tutti i magistrati fossero in combutta per buttarlo giù. Non è così. La maggior parte dei giudici fa il suo lavoro senza obiettivi politici di alcun tipo: chi ne ha è una minoranza, rumorosa e aggressiva, ma sempre una minoranza. Per questa non c'è bisogno di una commissione parlamentare d'inchiesta, la quale finirebbe come tutte le commissioni che l'hanno preceduta, cioè nel nulla. Basterebbe una riforma della giustizia degna del nome, la quale riformasse il Consiglio superiore della magistratura e lo facesse funzionare non più come consiglio di difesa dei magistrati. Non so se ce la farà, ma questo sarebbe il modo migliore per onorare Galli, Alessandrini, Falcone, Borsellino e tutti gli altri che hanno fatto il loro dovere, rispettando il codice e non il colore politico. PS. Napolitano ha voluto dedicare la giornata della memoria delle vittime del terrorismo ai giudici. Giusto. A quando la giornata della memoria per tutti i carabinieri e poliziotti assassinati dai brigatisti? O di Polizia e Arma si può dire tutto il male possibile senza che al presidente si alzi un capello e ricordi le centinaia di  uomini in divisa che le bande armate hanno ammazzato? A loro neanche una foto su un palazzo dello Stato che hanno servito?

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