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Giulio Bucchi
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Rischia di finire in tribunale il siparietto registrato al Festival di Roma tra Claudio Amendola e Ignazio La Russa. Se il ministro non si scuserà "formalmente e tempestivamente entro 48" l'attore intraprenderà un'azione legale. Lo ha annunciato lo stesso Amendola in un'intervista rilasciata a il Fatto Quotidiano nella quale racconta quel che è successo sul red carpet: "Sette, forse 800 persone, tra cui 100 fotografi hanno visto La Russa sul tappeto rosso e hanno interrotto le loro attività per una pacifica quanto assordante manifestazione di ripulsa. Ho condiviso i fischi e li ho accompagnati con le braccia e un gaudente pugnetto al cielo che rivendico. Nulla di organizzato". Quel che non è andato giù ad Amendola non è stata tanto quell'offesa (stronzo) ripetuta sei volte, quanto piuttosto "il basso riferimento a quanto guadagno e ai miei datori di lavoro". "Credo di riportare all'azienda che mi paga almeno quanto investe su di me", dice l'attore. "Non mi sento né in colpa né preoccupato e comunque, non sono il solo a lavorare con Mediaset. Le insinuazioni di La Russa sui miei contratti non rispecchiano la politica culturale di Mediaset e la sua frase non fa onore al presidente del Consiglio. Mai, in tanti anni, neanche lontanamente, mi è stata fatta sentire la mano del padrone. L'80 per cento di quelli che lavorano per Berlusconi, non l'hanno mai votato". Amendola conclude: "Credo che La Russa non abbia capito fino in fondo l'aria che tira. Per dirla con De Gasperi, lo statista pensa al futuro e il politico al presente. Ammesso ne esista ancora uno".

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