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Le donne di serie A e di serie B dei "benpensanti"

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Forse mai come quando torna alla ribalta il censurabilissimo fenomeno dell’insulto social alle donne, emergono le incoerenze e le discriminazioni più vergognose.

Due casi recenti e speculari impongono una riflessione.

Riepiloghiamo un attimo: in un paese dove la gente è chiusa in casa da due mesi, terrorizzata per la perdita del lavoro, infuriata per la latitanza del Governo e dell’Europa, frastornata da indicazioni contraddittorie e liberticide, viene trionfalmente sbattuta in prima pagina la liberazione - costata forse milioni di euro - di una giovane che, dopo essere andata in Kenya per prendersi cura dei bambini locali, torna sorridente, in ottima forma e convertita all’Islam.

Fioccano sui social, oltre alle critiche, gli insulti pesanti e maschilisti, con turpi riferimenti sessuali, le maledizioni e gli auguri di morte. Orribile.

In questo stesso paese, qualche giorno fa, un’altra donna, Costanza Miriano, giornalista Rai e nota scrittrice cattolica (e apolitica), ha l’ardire di pubblicare su Facebook la propria disdetta dall’abbonamento al canale Disney che propone cartoni animati per bambini con personaggi gay. La Miriano dichiara di voler evitare ai propri figli una propaganda Lgbt che non condivide e che non ritiene educativa per i propri figli.

Fioccano sui social, oltre alle critiche, gli insulti pesanti e maschilisti, con turpi riferimenti sessuali, le maledizioni e gli auguri di morte. Orribile.

Nel primo caso, alcuni giornalisti e intellettuali “della parte giusta”, si sono sdegnati pubblicamente, hanno chiamato gli haters “bestie infami” e hanno invitato l’Autorità ad arrestarli. I social sono intervenuti prontamente bannando e sospendendo gli odiatori. Un noto direttore di giornale, poi, dichiarando che “la libertà è la libertà”, ha invitato coloro che si chiedono quali opere benefiche si sarebbero potute realizzare con i soldi del riscatto per la Romano a  impiegare quei fondi per “tornare a scuola”.

Nel caso della Miriano, invece, non solo silenzio tombale da parte dei giornalisti di cui sopra, ma persino l’articolo di un grosso quotidiano CONTRO la scrittrice cattolica, rea, evidentemente, di aver  esercitato la propria  libertà di consumatrice e di aver scelto quali prodotti fornire ai propri bambini. Tra l’altro, i social nulla hanno fatto fino ad oggi per tutelare la Miriano che da anni viene regolarmente bullizzata da un gruppo Facebook specificamente dedicato a lei.

Evidentemente, qui, è qualcun altro a dover tornare a scuola. In primis, per imparare che la libertà non è "libertà tout court", ma secondo il principio di Martin Luther King ormai ripetuto fino alla noia, “la propria libertà finisce dove comincia quella degli altri”. Quindi, se si può essere contenti per la liberazione della Romano, qualcuno ragionevolmente può obiettare che la libertà di fare del bene in giro per il mondo finisce dove comincia il collo di un Nicola Calipari, o dove si entra nell’ambito del pubblico erario, delle necessità strategiche contro il terrorismo e della dignità internazionale del Paese. Quindi, pur facendo salva la censurabilità totale di ogni insulto e offesa, le voci rispettosamente scettiche sulla vicenda Romano, in un paese libero e democratico, sono del tutto legittime.

In secundis, se si vuole difendere a tutti i costi lo slancio umanitario di “Aisha” a favore dei figli degli altri - scelta di cui il Paese si è poi sobbarcato gli oneri - si dovrebbe tanto più difendere il diritto di una madre a sospendere l’abbonamento a un canale tv nell’ottica di proteggere i PROPRI figli senza che questo abbia causato il minimo problema o costo per la comunità. La libertà di scegliere un prodotto al posto di un altro dovrebbe essere una delle conquiste-base di una società democratica e liberale. Oppure no?

Infine, cari “Percival dell’ultim’ora” e parvenu del Galateo, un principio secolare della Cavalleria riguarda il fatto che NON CI SONO “DONNE DI SERIE A E DI SERIE B”. Una donna aggredita, insultata e offesa deve essere difesa sempre e comunque da un uomo, che sia cattolica, islamica, o buddista, di destra o di sinistra, bella o brutta, giovane o anziana, più o meno famosa.  

E cominciano a essere troppo frequenti i vostri assordanti silenzi quando una donna che ha l’unica colpa di non pensarla come voi viene aggredita dalla plebe inferocita.

Il vostro “#metoo a corrente alternata”, la vostra indifferenza per quei casi di aggressione verbale verso donne non allineate al conformismo mainstream ha davvero stancato e vi qualifica non solo come professionisti, ma soprattutto come uomini.

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