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L'occhio di Alice non vale quello di Daisy. Attenti a non tirare troppo la corda

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Alice Tarquini è una bellissima ragazza romana di 32 anni, (per quanto col “difetto” di essere bianca e bionda) e, come confermato da varie fonti, ha appena perso l’occhio sinistro perché un immigrato irregolare indiano le ha tirato gratuitamente un sasso in faccia. L’assurda censura di giornali e tv su questo caso è l’ennesima tonnellata di dinamite accumulata sotto la diga della pazienza degli Italiani.

Il rischio è, infatti, che a qualcuno torni in mente lo psicodramma mediatico per l’uovo lanciato sul viso della atleta di colore Daisy Osakue nel 2018. La vicenda suscitò un enorme sdegno  per una presunta ondata xenofoba, salvo poi finire in un balbettìo imbarazzato, quando si scoprì che il pericoloso “neonazista lanciauova” era il figlio di un esponente del Pd.

Così, da una parte, abbiamo oggi una ragazza italiana, caucasica, col viso fracassato e accecata definitivamente da una pietra scagliatale da un clandestino di colore, non nuovo a gravissimi episodi criminosi. Dall’altra, un’italiana di seconda generazione, nera, colpita da un uovo lanciato “per goliardia” da un incensurato figlio di papà italiano. Per fortuna, oggi, la bella Daisy non mostra alcun segno permanente di quella disavventura.  Non così sarà per Alice.

Facciamo un po’ di conti? Della Osakue parlarono tutti i giornali e tutte le televisioni, a reti unificate. Per dare l’idea dei toni, basti ricordare il tweet appena un po’ “istintivo” di Renzi: “Daisy Osakue è stata selvaggiamente picchiata da schifosi razzisti. Gli attacchi contro persone di diverso colore sono un’emergenza. Ormai è un’evidenza che nessuno può negare, soprattutto se siede al Governo. #torniamoumani”.

Il caso dell’ovetto sconvolse la Nazione per 4 giorni, dal 29 luglio fino al 2 agosto, quando emerse la verità, configurando una tragica figuraccia per il Pd.

I grandi giornali che in questi giorni hanno parlato di Alice Tarquini sono stati invece solo Libero, Il Giornale, Il Mattino. Fine. 

A parte l’ennesima, vergognosa paginetta nella storia del giornalismo italiano, stavolta per volontaria omissione, i fautori del pensiero unico devono stare attenti: quando si entra in zona “accecare un italiano non è reato”  si rischia di far esplodere qualcosa di brutto.

Abbiamo sorpassato di molto gli standard di ordinaria ipocrisia, come quella dei titoli “Uomo stupra ragazza di 16 anni” salvo poi leggere in fondo all’articolo, in caratteri minuscoli, tipo clausola assicurativa-capestro: “l’uomo, di origine nordafricana”… Come se i lettori portassero la sveglia al collo.

Siamo piuttosto arrivati a oltraggi mostruosi e a deliberati schiaffi in faccia agli italiani: l’Inno nazionale sconciato da uno straniero (per 20.000 euro) in nome dell’antirazzismo, gente che difende il rosticcere di gatti, (“poverino, aveva fame”), la Open Arms stoppata come con Salvini, ma nel silenzio generale, l’accusa di stupro ai danni di Pamela Mastropietro archiviata per “difetto di querela”, parlamentari che si inginocchiano alla Camera per delitti d’oltreoceano e, ancora, la lacrimosa sanatoria della Bellanova, le martellanti ingerenze di Bergoglio sull’accoglienza, gli arrivi di migranti contagiati dal Covid, le ribellioni dei bulgari a Mondragone…

Ad alleggerire il clima, le censure di Facebook, gli arcobaleni imposti ovunque, le petalose campagne contro i cosmetici sbiancanti, la propaganda mondialista persino nelle reclame del caffè, gli affreschi di Firenze imbrattati con la scritta Black Lives Matter e una serie di altre manifestazioni che hanno lo stesso potere rasserenante di uno straccio rosso agitato davanti a un toro.

A nessuno sorge, infatti, il sospetto che in reazione a queste campagne si stia prevedibilmente caricando la molla di una reazione uguale e contraria, per ora sommersa, forse di proporzioni molto maggiori. Torna in mente quando nell’Inghilterra vittoriana si era giunti a un tale livello di puritanesimo sessuofobico che si coprivano le gambe dei tavoli e si evitavano di servire a tavola le cosce di pollo arrosto. Quando si arriva a mettere sotto accusa  perfino la scimmietta dei cereali al cioccolato, vuol dire che siamo decisamente giunti a quegli stessi livelli di disturbo paranoide.

E abbiamo presente cosa succedeva nei bordelli inglesi, quali perversioni sessuali fiorivano in risposta a tutta quella repressione?

Perfino Mussolini aveva capito che con la propaganda repressiva ci si può spingere fino a un certo punto, tanto da silurare il gerarca Achille Starace anche per le italianizzazioni forzate delle parole straniere come “coda di gallo”, al posto di “cocktail”. E poi, comunque, si è visto come è finita: a distanza di 87 anni c’è ancora gente che vorrebbe abbattere edifici e obelischi innalzati durante il Regime.

Dove sono finiti quegli psicologi col collo alto e gli occhialini tondi che sono sempre pronti a eccepire come di fronte a un’educazione troppo coercitiva si ottiene l’effetto contrario? Evidentemente il meccanismo psicologico funziona solo in certi casi...

Forse che cambiando nome all’aperitivo Negroni, o al lucido da scarpe “testa di moro”, o eliminando dai Tarocchi “la luna nera” (il livello è questo) da domani i rapporti interrazziali miglioreranno? Da quando cambiare le parole produce cambiamenti nella sostanza?

L’assurda campagna “contro l’odio”, oltre all’ambiziosetto obiettivo di voler sopprimere un sentimento umano, viene peraltro condotta attraverso le forme più paradossalmente odiose e violente: aggressioni, insulti, offese, censura, mobbing, licenziamenti, città messe a soqquadro, negozi svaligiati, monumenti vandalizzati etc.

Probabilmente mai prima d’ora nella storia, un movimento protestatario ha ottenuto risultati così controproducenti per le istanze che voleva portare avanti.

E gli italiani, imbavagliati dalla mascherina, legati, continuano ad essere rimpinzati, ingozzati come oche da foie gras di antirazzismo ideologico, costretti a ingollare inversioni da “Mondo alla rovescia”, una dietro l’altra, come il silenzio assurdo sulla vicenda della povera Alice Tarquini.

Sembra che tutto passi liscio, almeno finché dura il Campionato, ma a livello di inconscio collettivo si sta seminando un immenso, sordo e pericoloso risentimento. E la preoccupazione è: cosa succederà quando la molla scatterà indietro? Occhio.

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