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Sacrifici umani? Due autorevoli studiosi spiegano tutto sulla Pachamama

Il teologo Schwichbach riferisce sullo strano inutilizzo dell'altar maggiore di San Pietro

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Sotto Natale, il professor Armin Schwibach, filosofo e teologo residente a Roma da più di trent’anni ha fatto notare che l’altare maggiore della basilica di San Pietro, quello col baldacchino del Bernini, usato per le cerimonie papali e situato sopra la tomba dell’Apostolo, è inutilizzato ormai da molti mesi da quando Francesco, nell’ottobre 2019, contro le regole liturgiche, vi collocò una ciotola contente terra e pianticelle dell’Amazzonia, dedicate alla dea detta Pachamama.

Schwibach ha fatto notare che Bergoglio, da allora, ha celebrato la Messa  su di un altro altare, quello della Cattedra di San Pietro.

Insomma, la dea con il seno smagrito, il ventre gravido e le guance dipinte continua a far discutere fin da quando nell’ottobre 2019 cominciarono a circolare le immagini dei religiosi prostrati nei giardini vaticani non solo davanti ad essa, ma anche di fronte a statuette priapistiche. L’iniziativa condusse circa cento studiosi cattolici ad accusare Francesco di idolatria e un giovane austriaco a gettare nel Tevere l’immagine lignea della Pachamama poi intronizzata nella chiesa di S. Maria in Traspontina.

Per fornirvi un’idea qualificata e obiettiva sulla divinità, abbiamo intervistato uno fra i più noti antropologi del Sudamerica, il prof.  Antonino Colajanni de “La Sapienza” di Roma, e il prof.  Damián Galerón; teologo, escatologo e storico dell’università cattolica di Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) anticipandola qui.

Accanto alla posizione laica del primo, che critica la visione pregiudiziale dei cattolici verso Pachamama, quella cattolica del secondo, che denuncia non solo un sacrilegio, ma l’”Abominio della desolazione” ovvero l’introduzione di un culto demoniaco nel Tempio di Dio annunciato dal profeta Daniele. Tuttavia, emergono anche delle convergenze.

D. La Pachamama è una divinità di origine non cristiana?

Colajanni: “E’ un essere sovrumano di una forma religiosa diversa dal Cattolicesimo. La sua immagine, a partire dalle più antiche fonti del secolo XV° e XVI°, era quella di una figura femminile incinta, mescolata con la terra e con le piante, protettrice delle risorse alimentari, degli uomini, e legata soprattutto alle donne”.

Galéron: “E’ una divinità precolombiana che risale ai culti demoniaci degli indigeni andini, principalmente Quechua, Aymara e Mapuches (Argentina). All’interno della mitologia Inca, simboleggia la fertilità, legata ai raccolti e alla semina. L’origine demoniaca è confermata in quanto rappresenta lo “spirito della Terra”, che viene a sostituire il Dio Creatore rivelato dai testi biblici”.

D. E’ vero che una volta si sacrificavano alla dea esseri umani e, oggi, animali?

Colajanni: “I sacrifici di bambini venivano dedicati più che altro al Sole e alle figure dei grandi Inca, nei santuari della città di Cuzco. Le testimonianze di offerte di vite umane alla Pachamama sono pochissime e poco attendibili, in ogni caso molto antiche”.

Galéron: “Vero è che le vengono offerti sacrifici animali, soprattutto camelidi come i lama. Non possiamo escludere sacrifici umani, ma questo non viene mai riconosciuto pubblicamente. Alcuni dei miei studenti di origine quechua e aymara, mi dissero in privato che, realmente, esseri umani venivano sacrificati a Pachamama”.

D. Il suo culto tradizionale sopravvive ancor oggi?

Colajanni: “Gli indigeni andini hanno verso di lei un atteggiamento di reverenza, soggezione, affetto filiale e devozione. La predicazione cristiana nelle Ande ha avuto esiti alterni: l’affiancamento tra Maria e Pachamama, è un esempio di sincretismo molto intenso.

Galéron: “Pachamama era il culto fondamentale della religione delle Ande in epoca precolombiana, ma continua ancora oggi”.

D. Perché è stata apparentata alla Vergine Maria, con quali similitudini?

Colajanni: “Le associazioni frequenti tra Pachamama e Maria si basano sulla figura di “madre generosa” e di protettrice delle partorienti, ma per Maria, le attitudini a proteggere le piante e le messi sono abbastanza lontane e mal documentate.

Galéron: “Con l’arrivo del Cristianesimo, si verificò il fenomeno dell’“inculturazione”, ma dietro l’apparentamento alla Vergine Maria, continua il vero culto della Pachamama. Credo che Bergoglio abbia intronizzato Pachamama in quanto è massone. Altrimenti, non si spiega come un responsabile della Chiesa cattolica abbia introdotto un culto pagano di origine demoniaca se non perché è praticante di quel culto”.

Se la visione del prof.  Colajanni è laica, quella del prof.  Galéron si sovrappone a quanto scrive San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi: “Forse che la carne sacrificata agli idoli vale qualcosa? O che un idolo vale qualcosa? No, ma dico che quei sacrifici sono offerti ai demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni”.

I nodi del sincretismo religioso vengono, dunque, al pettine, tanto che alcuni diplomatici sudamericani hanno protestato per la definizione di “idolo demoniaco” espresso da qualche sacerdote italiano. Eppure, come pretendere che ogni religione ritenga vera sia la propria che le altre? Come può un ebreo riconoscere  Cristo come Messia, o un islamico accettare un dio trinitario?

Maria e Pachamama: da un lato una donna che accetta il volere del Cielo per essere Madre di Cristo,  sacrificatosi per salvare gli uomini. Dall’altro, una dea della Terra che partorisce beni materiali in cambio di sacrifici animali. Due figure un po’ agli antipodi, ma, soprattutto, ciò che si chiedono molti cattolici è: perché adorare rischiosamente la Pachamama in Vaticano, se il Sudamerica è già ben cristianizzato e la Madonna di Guadalupe – detta “Morenita” per il viso mulatto, patrona  di tutti i popoli americani di lingua spagnola – è già veneratissima da 500 anni?

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