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Dalla Guerra mondiale, alla Guerra mondialista. Il grido del Milite ignoto: “Italia svegliati!”

4 novembre 1921 – 4 novembre 2021

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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E’ opinione di chi scrive che, nel suo Centenario, lo spirito della Nazione incarnato dal Milite Ignoto ci stia chiedendo qualcosa.

Dalle sue ossa, che furono portate a spalla dagli eroi - le Medaglie d’Oro - e che furono deposte su quattro codoli di bomba, a mo’ di bracieri, come nella Classicità, risuona un monito: SVEGLIATEVI.

L’Italia, per la quale i nostri Caduti sacrificarono le proprie giovani vite è sotto attacco anche oggi, cento anni fa come allora. Solo che NON NE SIAMO CONSAPEVOLI.

Il nemico proveniente dall’Europa centrale, che ci vorrebbe inglobare nel suo Impero cosmopolita di popoli schiavi, brutalmente unificati e iper-controllati, non indossa più l’elmo d’acciaio a grande falde e coi cornetti, non porta più al fianco la mazza chiodata per finire i moribondi.

Le mazzate asburgiche di oggi arrivano sull’economia; le garrote con cui ammazzarono Cesare Battisti sono i prestiti-capestro; le baionettate all’inguine sono le ingiunzioni sul commercio dei nostri prodotti; i ceppi le rese incondizionate imposte di fronte all’inondazione di dozzinali merci asiatiche che devasta le nostre piccole e medie imprese. Un piccolo, valoroso ceto produttivo italiano che, già sui gomiti, deve essere finito spietatamente.

Le bombarde degli odierni "Imperi centrali" sgretolano i nostri confini, svellono i reticolati che marcano DOVEROSAMENTE le frontiere della Nazione - rese sacre dal nostro Risorgimento - aprendo il passaggio via terra alle più varie e disparate genti dal confine orientale.

I “cannoni a lunga gittata” degli imperiali di oggi martellano e distruggono i nostri simboli nazionali e monumenti, impongono i loro brutti vessilli accanto al nostro Tricolore, cancellano gli anniversari dei nostri scienziati, eroi, poeti e inventori perché un popolo senza memoria eroica e senza orgoglio non può capire e non può reagire. L'abbattimento dei simboli è fondamentale, e loro lo sanno bene.

Da sud, l’Impero ottomano, appena ricostituitosi sotto un nuovo e più crudele Sultano, ci invade con orde di immigrati islamici che faranno a pezzi la nostra identità, cultura e religione nel giro di pochi anni. Questo maligno impero grassatore ci ricatta con barconi, siluri umani, mentre le nostre navi, tuttavia, non reagiscono, giacciono in rada immobilizzate.

Oggi come allora, i presunti alleati europei ci chiedono i maggiori sacrifici, mantenendoci in un ruolo secondario, minoritario, snobbandoci e offrendoci poco o nulla in cambio dei nostri sforzi a causa dell’incapacità delinquenziale di certi nostri politici.

Anche oggi, il tradimento rosso serpeggia ovunque minando qualsiasi risorsa morale e spirituale: il socialismo, il disfattismo, l’antimilitarismo di ieri, già corresponsabili della ritirata di Caporetto, si ripropongono sotto le nuove e più insidiose vesti del buonismo, del pacifismo, del globalismo, dell’”inclusività” e dell’”accoglienza”.

Un tumore interno che ci perseguita da più di un secolo, nutrendosi, come tutti i cancri, di glucosio, di zucchero, di belle parole, di emotività da quattro soldi, di “fratellanze universali” squadrate e compassate.

La guerra mondiale di oggi è una GUERRA MONDIALISTA che si combatte sotto traccia: non è visibile.

Non c’è un nemico dichiarato, esplicito, un Cecco Beppe o un Kaiser col chiodo in testa da prendere in giro con cartoline caricaturali. Sono poteri trasversali, finanziari, apolidi, estremamente più potenti e pericolosi perché nascosti.  E non sono nemmeno vagamente cristiani: anzi, tutt’altro.

Così come le nevi coprivano e silenziavano gli aspri paesaggi montuosi dove si battevano i nostri Alpini, tutta Italia è oggi sotto l’ovatta, lo zucchero a velo di un’informazione asservita al potere, volta ad anestetizzare un intero popolo con parole come unione europea, libero commercio, integrazione…

Sono i volantini propagandistici sparati dal Nemico, pappole truffaldine di illusoria e menzognera retorica per sottometterci, annichilirci, fiaccare ogni nostra resistenza e, infine, depredarci e conquistarci.

Del vero massacro, oggi come allora, fanno le spese i giovani. Sono loro la vera carne da macello, i nostri Ragazzi del (19) ’99 che vengono asfissiati da nuove ondate di gas venefici. Cento anni fa, l’iprite e il fosgene, oggi i pessimi esempi dei media e del web, promanati da personaggi pubblici al soldo del Nemico: gentaglia tatuata, vestita come burattoni da circo, piena di vezzi e birignao, pagata per rendere i nostri ragazzi delle amebe smidollate ed effeminate, prive di qualsiasi valore e anelito che non sia la pagnotta e il bordello.

La differenza è che allora, cento anni fa, avevamo un generale di granito come Cadorna e un duca della Vittoria come Diaz: questi grandi comandanti ci mandavano all’offensiva, sempre e comunque, a picchiare duro per la Patria, ci hanno insegnato a non mollare mai, forgiando negli italiani, anche a frustate, una disciplina di ferro, una volontà d’acciaio per combattere e vincere.

E oggi chi abbiamo? Solo sciabolette, lugubri burocrati e/o traditori conclamati.

Ecco perché, da quel sacello nel Vittoriano, dal cuore pulsante della Patria, pur annegato nel candore del marmo botticino, si sente provenire – per chi lo vuole ascoltare - un grido soffocato e disperato: ITALIA SVEGLIATI!

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