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"Codice Ratzinger": trovato il più clamoroso dei messaggi, in mondovisione da Castel Gandolfo

Andrea Cionci
Andrea Cionci

Storico dell'arte, giornalista e scrittore, si occupa di storia, archeologia e religione. Cultore di opera lirica, ideatore del metodo “Mimerito” sperimentato dal Miur e promotore del progetto di risonanza internazionale “Plinio”, è stato reporter dall'Afghanistan e dall'Himalaya. Ha appena pubblicato il romanzo "Eugénie" (Bibliotheka). Ricercatore del bello, del sano e del vero – per quanto scomodi - vive una relazione complicata con l'Italia che ama alla follia sebbene, non di rado, gli spezzi il cuore

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Abbiamo appena individuato il più clamoroso dei messaggi in “Codice Ratzinger”, il sistema di comunicazione sottile QUI con cui il vero papa, Benedetto XVI, comunica con l’esterno dalla sua sede impedita: è stato sotto gli occhi di tutti per otto anni, dato che non si trova sepolto in un libro, in un’intervista, o in una lettera privata, ma in un discorso pubblico seguito in mondovisione da centinaia di milioni di fedeli.

28 febbraio 2013: papa Benedetto prende l’elicottero e vola a Castel Gandolfo; come aveva annunciato nella Declaratio di 17 giorni prima, lascia la “Sede di San Pietro” vuota, libera (e non “vacante” come hanno tradotto, leggete QUI ).

L’ora X in cui sarebbe dovuta entrare in vigore la sua rinuncia al ministerium, (l’esercizio pratico del potere) scocca alle 20.00, ma alle 17.30, Benedetto XVI si affaccia dal balcone e saluta la folla con queste testuali parole:

“Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più … pontefice sommo della Chiesa cattolica … fino alle otto di sera sono ancora, poi non più”.

QUI il video, al minuto 3.20.

Innanzitutto, come osserva il teologo Carlo Maria Pace nel suo libro “Il vero papa è ancora Benedetto XVI” QUI  , Ratzinger non confermerà mai, dopo le ore 20.00, questa affermazione, né verbalmente, né per iscritto. (Inconcepibile, perché restando papa dalle 17.30 fino alle 20.00, avrebbe potuto benissimo cambiare idea. Tuttavia, anche volendo, Ratzinger non avrebbe mai potuto dare conferma di valore giuridico alla rinuncia al ministerium, perché questo ente non può essere separato dal munus petrino. Ecco perché la sua Declaratio non era una rinuncia al papato, come ci hanno dato a bere da otto anni, ma un auto-esilio in sede impedita [canone 412] cosa che lo ha fatto rimanere papa a tutti gli effetti. Quell’unico papa di cui parla da otto anni senza mai spiegare quale.

“Ma allora Ratzinger ha mentito dicendo che non sarebbe più stato papa?”

Intanto, dopo 17 giorni in cui nessuno “si era accorto” che la sua Declaratio non era una rinuncia, mentre il mondo intero annunciava la sua abdicazione, egli poteva ben considerarsi formalmente impedito a tutti gli effetti, quindi non libero e sotto minaccia. Era quindi moralmente giustificato “a dover stare al gioco” e a dire e fare qualsiasi cosa, come una persona con una pistola puntata dietro la schiena.

Ma il Santo Padre NON HA MENTITO, come non mentì nella Declaratio, e sapete perché? Come in tutti i messaggi in Codice Ratzinger, c’è sempre un’apparente incoerenza significativa e rivelatrice. L’avete colta? Rileggete la frase.

Egli dice che non sarà più “pontefice sommo”, mentre il titolo papale è "SOMMO PONTEFICE" (Summus Pontifex): non ci sono discussioni. “Pontefice sommo” NON ESISTE.

“Vabbé, Sommo Pontefice … pontefice sommo, è la stessa cosa…”.

Ma zero proprio. Tale inversione è apparentemente insignificante per noi laici che non siamo addentro alle cose ecclesiastiche, ma cosa pensereste se il Gran Maestro dell’Ordine di Malta dichiarasse, dimettendosi dalla carica: “Da stasera non sarò più maestro-grande dell’Ordine di Malta”? O se il “Prime Minister” Boris Johnson dicesse: “From today I’ll no longer be Minister-prime”? O se un Tenente Colonnello dell’Esercito, promosso, annunciasse: “Da domani non sarò più colonnello-tenente”? Ridicolo e pazzesco, no? Soprattutto, la dichiarazione non avrebbe alcun valore legale e suonerebbe come una burla (come infatti è stata la Declaratio , un gigantesco scherzo di Carnevale QUI ).

L’inversione tra aggettivo e complemento ha quindi evitato a papa Benedetto - pur impedito già da 17 giorni - di mentire dicendo che dalle 20.00 avrebbe rinunciato al suo titolo canonico di papa, cosa che invece lui non ha mai fatto.

Ma attenzione: il costrutto della frase assume anche un altro significato, ancora più eloquente e coerente. Facciamo un esempio: immaginiamo un generale che, appena decorato Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica, dica: “Da domani non sarò più un Grand’Ufficiale”. Perfetto, benissimo. Ma se lui dicesse: “Da domani non sarò più un ufficiale grande”, il titolo cavalleresco si trasformerebbe nella descrizione di ben altra condizione. Il generale, in questo caso, ci direbbe NON che ha guadagnato una nuova placca al Merito della Repubblica, bensì che la sua carriera di ufficiale andrà in declino. Ci siamo?

Così, papa Benedetto fa capire che “non sarà  più un pontefice sommo”, ovvero non sarà più un pontefice collocato nel posto più alto e grande, ma rimarrà un pontefice nascosto, eremita, celato sotto l’inesistente istituto del papato emerito QUI . Ci sarà qualcun altro che occuperà il posto più alto e grande. Per la precisione, un antipapa.

Ora, i bergogliani obietterano che sono “sottigliezze, complottismi” e via col solito disco rotto alla Avvenire. I tradizional-sedevacantisti osserveranno che Ratzinger, siccome “è modernista”, in 63 anni di vita ecclesiastica ancora non era riuscito a imparare il corretto titolo del papa. Va bene, certo, avete ragione voi.

(Lasciateli dire, ormai sono irrecuperabili). Il fatto oggettivo e immutabile è però che Benedetto XVI NON HA MAI DETTO che non sarebbe stato più “Sommo Pontefice”, TITOLO SPECIFICO DEL PAPA. Punto e basta. “Pontefice sommo” non esiste, come non esiste “Maestro Grande”, “Ministro Primo” o “Ufficiale Grande.

E non lo afferma lo scrivente, ma sapete chi? Lo stesso Vaticano che, nella trascrizione del discorso, infatti, CORREGGE LE PAROLE DI BENEDETTO XVI, riportando, guarda caso: “… Non sono più «Sommo Pontefice» della Chiesa cattolica…”. Controllate voi stessi QUI .

Ancora una volta, le parole di papa Ratzinger sono state manipolate in funzione della narrativa golpista sull’abdicazione, così come hanno mistificato la Declaratio abolendo, nelle traduzioni, la fondamentale dicotomia munus/minsterium QUI  e traducendo arbitrariamente il verbo “vacet” con “sede vacante” QUI

Quindi, nemmeno in una sede impedita conclamata da 17 giorni, situazione che, pure, gli avrebbe consentito di dire qualsiasi cosa giustificato da una situazione di confino, minaccia e privazione della libertà, IL SOMMO PONTEFICE BENEDETTO XVI HA MAI MENTITO. Grazie alla sua straordinaria intelligenza logica egli non ha mai peccato e non ha mai indietreggiato di fronte ai lupi. Nemmeno nel momento più drammatico, di fronte a tutto il mondo che lo guardava. E commuove, oggi, leggere la frase seguente del suo saluto: “… Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, LAVORARE per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità”.

Voleva lavorare, ma non poteva perché era stato costretto ad autoesiliarsi in SEDE IMPEDITA.

 

P.S.

Nota ad usum di quelli per cui: “E’ stata solo una distrazione perché è tedesco e non parla bene italiano”.

A parte che lui parla benissimo l’italiano e poteva leggere qualcosa di scritto, guardate che “pasticcione” papa Ratzinger: nella Declaratio, dove parla di un vero “Sommo Pontefice” (e non pontefice sommo), dice di voler rinunciare al ministerium, mentre per abdicare doveva rinunciare al munus; separa i due enti anche se sono inseparabili; differisce la “rinuncia” al soglio che invece doveva essere immediata; usa le espressioni “Sede di Roma” e “Sede di San Pietro” che non esistono (come rileva l’avv. Arthur Lambauer); commette due grossi errori di latino e altre 20 imperfezioni di sintassi rilevate dai maggiori latinisti; sbaglia l’orario scrivendo “dalle ore 29.00”. Eppure ci ha messo due settimane a comporre la Declaratio e il documento è passato al vaglio della Segreteria di Stato, sotto sigillo del segreto pontificio, per essere corretto da errori formali e giuridici.

P.P. S.S.

Per segnalazioni, scrivere a [email protected]

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