Cerca
Logo
Cerca
+

Giuseppe Conte e Boris Johnson, il cortocircuito di Winston Churchill

Andrea Tempestini
Andrea Tempestini

Milanese convinto, classe 1986, a "Libero" dal 2010, vicedirettore e digital editor. Il mio sogno frustrato è l'Nba. Adoro Vespe, gatti, negroni e mr. Panofsky.

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

"Una frase così poteva essere pronunciata solo in Gran Bretagna, perché Londra vive ancora nel mito di Churchill, l'uomo della darkest hour che diventa finest hour, l'ora più buia che diventa la più gloriosa"
Antonio Caprarica (intervista, Il Giornale)

L'ex corrispondente della Rai parla, va da sé, di Boris Johnson e del suo "abituatevi all'idea di perdere i vostri cari". Insomma, il Regno Unito ha adottato la linea del "tutti morti per coronavirus", non muoveranno un dito o quasi. Idiozia clamorosa, anche per Caprarica, "un'idiozia che pagheremo". Ma io a questo punto non posso che rilevare una nuova costante, in questi giorni di emergenza: oltre alla "gran voglia di guerra", alle videochat, ai balconi e all'#iorestoacasa, c'è anche una gran voglia di Winston Churchill. Ricordate le parole di Giuseppe Conte? "In questi giorni ho ripensato ad alcune vecchie letture, a Winston Churchill. Questa è la nostra ora più buia. Ma ce la faremo". Arieccola, la darkest hour (9 marzo, così il premier su Instagram). Per inciso Conte è stato sbertucciato un po' a tutte le latitudini: "Adesso crede pure di essere Churchill" il refrain, neppure così peregrino. Bene, mi sorge un dubbio: abbiamo un Churchill-Conte che blinda il paese, tappa tutto e prima di tutti. Poi abbiamo un Churchill-Johnson che apparecchia la tavola per una sostanziale strage di Stato (almeno secondo Caprarica, che di UK qualcosa capisce). Chi è più Churchill, dunque? L'avvocato del popolo o BoJo? O possiamo stendere un pietoso velo su both?

Dai blog