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Disinibita. E fatta a pezzi: Carol Maltesi, una sentenza-choc

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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La procura di Busto Arsizio aveva chiesto l'ergastolo per Davide Fontana, bancario di 44 anni che ha ucciso a martellate e poi fatto a pezzi la ex fidanzata Carol Maltesi il cui corpo fu ritrovato mesi dopo in alcuni sacchi di immondizia nel Bresciano. Ma nella sentenza con cui i giudici hanno condannato l'omicida a 30 anni (e non al fine pena mai) c'è scritto chiaramente che la vittima era <disinibita> e aveva reso l'uomo insicuro e frustrato. Da qui l'assenza di premeditazione e la violenza cieca che ha portato alla fine della giovane di Rescaldina. Le parole dei magistrati fanno discutere e riattizzano le polemiche su <una cultura sessista che permea così profondamente la magistratura italiana>, dicono in tante, esponenti di associazioni femminili, giornaliste e parlamentari di vari schieramenti. Lei era disinibita, lui si sentì usato, era innamorato e non tollerava lo stile di vita della ragazza, che alla fine è stata torturata, accoltellata, massacrata. Era giusto dargli l'ergastolo? Probabilmente sì. Il coro d'indignazione è lecito. La povera Carol non aveva colpe e se Fontana era geloso marcio di lei, questo non è un buon motivo per fare ciò che ha fatto. Punto. La sentenza di certo non rende giustizia a tante donne che si sentono ancora accusate di avere provocato una reazione folle o violenta del partner. Non siamo tornate al Medioevo, ma fortunatamente passi avanti sono stati fatti e i femminicidi sono in calo.  Ma sconti di pena perché lei era  carina, simpatica o dava confidenza ai maschi, non è accettabile.   

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