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M5s, l'ex sottosegretaria sul 5G diventa consulente di Huawei Europa

Mirella Liuzzi

Tommaso Montesano
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L’annuncio l’ha dato lei stessa dal suo profilo LinkedIn, il social network per lo sviluppo dei contatti professionali. «Ricopro una nuova posizione lavorativa», rivela Mirella Liuzzi: «Strategic consultant for Huawei Eu (Marketing and Communication projects)». Tradotto: consulente strategico per il braccio europeo del colosso cinese delle telecomunicazioni, Huawei.

Fa rumore la nuova occupazione di Liuzzi, deputata del M5S per due legislature - dal 2013 al 2022 - ma soprattutto sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, con delega proprio «alle telecomunicazioni, alle reti e ai servizi di comunicazione elettronica, nonché alle politiche per il digitale», nel corso del governo giallorosso di Giuseppe Conte. Vale la pena ricordare che in quell’esecutivo il titolare del ministero di via Veneto era un altro grillino, ovvero Stefano Patuanelli.

 

 

La materia scotta. Huawei non è un datore di lavoro qualsiasi: è, insieme all’altro colosso di Pechino Zte, il competitor più pericoloso che gioca con la maglietta rossa del Dragone cinese la partita del 5G.

Un concorrente talmente pericoloso che il governo di Mario Draghi, ovvero il successore di Conte a Palazzo Chigi, l’ha messo fuori gioco esercitando nel 2022 il cosiddetto golden power. Ovvero il potere speciale di escludere, dai settori ritenuti strategici per la difesa e la sicurezza del nostro Paese, le aziende accusate di mettere a rischio l’interesse nazionale. Come, appunto, Huawei e Zte, ritenute una sorta di cavallo di Troia del regime di Pechino.

Ma se per l’Italia, gli Stati Uniti e la stessa Unione europea Huawei è meritevole di essere messa al bando, non così la pensa Liuzzi. L’esponente del M5S non ha mai nascosto la sua attrazione per il colosso di Pechino. Nel settembre 2018, ai tempi del governo gialloverde dello stesso Conte, quando al ministero dello Sviluppo economico c’era Luigi Di Maio ed erano in gestazione gli accordi per la “via della seta” che sarebbero stati siglati nel 2019, Liuzzi faceva parte della delegazione pentastellata al summit organizzato in Italia per il 5G. Ecco le sue parole di allora: «Faccio i complimenti e ringrazio Huawei Italia per l’invito e per l’organizzazione di una giornata che sarà di certo spunto di proficuo confronto e collaborazione, sia per lo spessore del tema, sia per il prestigio e la rilevanza dei partecipanti (...) dobbiamo essere bravi a cavalcare quest’onda».

 

 

Due anni dopo il bis: dopo la kermesse “5G Italy” sponsorizzata da Zte e Huawei alla quale presero parte diversi ministri del governo Conte II, Liuzzi e numerosi parlamentari grillini parteciparono a un convegno sul 5G dove Hu Kun, presidente di Western Europe e numero uno di Zte Italia, denunciava «l’abuso dello strumento golden power».

Dalle cronache di quei giorni non emerge alcun accenno di Liuzzi alla questione sicurezza. L’allora sottosegretario al Mise con delega al 5G prese la parola per circa dieci minuti. Se dalla sponda americana dell’Atlantico non si contavano i report dell’intelligence sull’ingresso nella rete di un’azienda considerata vicino al regime di Pechino, Liuzzi gettava acqua sul fuoco: «L’Europa deve parlare con un’unica voce, deve assicurare armonizzazione e semplificazione». Da ieri è lei a consigliare a Hawuei Ue quale strategia adottare per uscire dall’isolamento.
 

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