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L'alta moda di Giorgio Armani incanta Parigi

L'alta moda a Parigi

Daniela Mastromattei
Daniela Mastromattei

Daniela Mastromattei è caposervizio di Libero, dove si occupa di attualità, costume, moda e animali. Ha cominciato a fare la giornalista al quotidiano Il Messaggero, dopo un periodo a Mediaset ha preferito tornare alla carta stampata

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«La bellezza è un dono di natura, così come la percezione della bellezza». Parte da qui Giorgio Armani - che tra qualche giorno compirà 89 anni - riflessivo come non l’avevamo mai visto, a Parigi poco prima della sfilata della sua collezione di haute couture (Armani Privé). «Certo, ognuno fa quello che può fare e quello che vuole, specie in fatto di moda, tuttavia sono un po’ perplesso perché salvo un paio di nomi, gli altri non fanno alta moda, né per effetti, né per idee. E sono un po’ stupito perché mi colloco in una Parigi che io ricordavo più glamour. La domanda è: cosa faccio?». Si interroga a voce alta davanti ai giornalisti lo stilista che da tempo desidera fortemente portare l’alta moda nella sua Milano. «Mi sento un po’ a disagio perché chiaramente non c’è paragone tra le creazioni degli altri brand e i vestiti che faccio io. Che fine ha fatto l’alta moda? Dov’è quel glamour, quel fascino, che pervadeva un tempo Parigi», si chiede Armani. «Mi guardo attorno, e mi pare che sia sempre più difficile distinguere tra alta moda e prêt-à-porter, perché la prima è sempre più normale, e il secondo è sempre più elevato». 
Per carità, precisa, «anche il mio prêt-à-porter è “alto”, ma comunque riesco a calibrare l’offerta con linee di diverso livello». E ancora: «La mia couture è pensata per una donna che vuole vestirsi in maniera diversa, esclusiva. Unica. Che vuole pezzi che non si trovano nei negozi: penso a Yves Saint Laurent, e a come creava interi guardaroba per le sue amiche dell’alta società. Che volevano distinguersi dalle mise delle segretarie», perché per re Giorgio l’alta moda è quella «delle centinaia di paillettes cucite su un centimetro quadrato di tessuto». E a questo punto chissà che «non sia meglio rimanere a casa mia, a Milano, e raccontare la mia visione da lì».
Intanto la sua visione è apparsa sotto la Torre Eiffeil in tutta la sua bellezza attraverso un viaggio da Occidente a Oriente e silhouette allungate. Una collezione bella, seducente e misteriosa che rilegge il più rappresentativo dei fiori senza facili romanticismi. «La mia è una visione idealizzata, slegata dal presente. Mi rifaccio agli stilemi della cultura orientale, all’eleganza insita in quell’universo» quando si tinge di rosso “lacca“ anche per l’abito da sposa con velo (culmine della sfilata). Protagonista è la rosa simbolo della femminilità presente ovunque, in evidenza, disegnata o ricamata su abiti da ballo di tulle ricoperti di pagode che brillano o su abiti a colonna di velluto nero che lasciano scoperta la schiena. Spettacolari i pantaloni di broccato e le giacchine ricoperte di cristalli, i fourreau che disegnano il corpo e che sembrano fatti di ceralacca, le bluse tempestate di paillettes e le grandi cappe scolpite sopra le silhouette sottili. Immancabile lo smoking super sofisticato portato a pelle. E i tacchi? Alti, sottili e slanciati. Non è il solito Armani. È molto di più.
 

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