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Il piccolo film veronese che vince premi e sbriciola i record

Il piccolo film italiano sulla violenza alle donne di un regista veronese conquista il suo centesimo premio al mondo

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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 Il film "Dimmi chi sono" Foto:  Il film "Dimmi chi sono"
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Arte a parte, qui c’entrano le geometrie della cabala e il fascino della statistica.

C’è un piccolo grande film italiano -di cui si sono accorti in pochi- che, in questo momento, è il più premiato al mondo rispetto all’arco temporale delle sue proiezioni.

E’ un Dimmi chi sono -Tell Me Who I Am, scritto dal veronese Luca Caserta, classe 77, un filmaker dall’aria assonnata e della fantasia esplosiva, già laureato in archeologia preistorica e diplomato all’Accademia del cinema di Carlo Lizzani. Dimmi chi sono è un cortometraggio di 19 minuti che nell’anno in cui la pandemia ha fermato il cinema, continua, a grande richiesta, a fare il giro del mondo; e dove viene proiettato ottiene, l’inevitabile riconoscimento. Riconoscimento pesante. L’altro giorno, per dire, è arrivato il centesimo premio. La giuria della Best Shorts Competition (Usa), dove il film l’anno scorso ricevette il Premio di Eccellenza – Menzione Speciale e il Premio di Eccellenza per la Regia, gli ha assegnato pure l'Award of Distinction agli Humanitarian Awards 2020-2021 “per l’eccezionale valore umanitario del film e l’elevata qualità nell’arte cinematografica”. Se scorro il calendario a rebours la voracità di omaggi della pellicola è impressionante. Il 15 aprile ottiene il premio come Miglior Cortometraggio Drammatico agli Hollywood Indie Film Awards “in riconoscimento dell'eccellenza nel cinema”. Il 27 marzo riceve quello per il miglior film di empowerment femminile - San Francisco Indie Short Festival. Il 25 entra nella Selezione Ufficiale del Festival Internazionale Venezia Shorts Italy. In marzo gli toccano: il premio come Miglior Cortometraggio Drammatico agli International Short Film Awards di New York; il Best Film – Women Empowerment al Roma Short Film Festival 2021 più quattro nominations ai Rio de Janeiro International Awards 2021; lo Spotlight Women in Action allo Shoa Film Festival di Gerusalemme; la Menzione d’Onore al London International Film Festival. In febbraio riceve la Menzione d'Onore all'Acting Awards Festival e il Premio Miglior Cortometraggio Europeo di Finzione, il Premio Miglior Regista Europeo e il Premio Miglior Montatore Europeo nella categoria cortometraggio. A gennaio vince il Best Film Award - In the Name of Women's Rights al Seoul international short film festival. E potrei continuare a ritroso in un imbarazzante andazzo da globetrotter attraverso festival americani, giapponesi, sudamericani, europei, su su fino al 2020.

Anno in cui Caserta con la sua attrice -sceneggiatrice Elisa Bertato decide di scrivere questo film tostissimo di argomento tristemente attuale, la violenza sulle donne; e nel quale la protagonista, una senzadimora che perde la memoria per uno stupro, si avventura con una delicatezza quasi innaturale nel tema della dignità perduta, dell’emarginazione, dell’oscuro che si cela dietro la realtà delle cose.  Caserta, nonostante lo sguardo da orsacchiotto, ha fondato una casa di produzione tutta sua, conosce il valore austero del talento che ne guida le acrobazie della camera a mano in opere di nicchia ispirate al gotico e ai temi sociali ( la sua “Trilogia del doppio” veleggia tra Stevenson, Freud e Dylan Dog da cui è stato marchiato fin da piccolo).

E’ l’erede di una notissima famiglia di teatranti e drammaturghi: il padre Ezio Maria autore pregiato e pluripremiato era una sorta di Carmelo Bene veneto, fondò il Teatro Laboratorio, la madre Jana Balkan e la sorella Isabella Caserta sono anch’esse istituzioni della cultura veronese. E’ abituato all’applauso. Compreso quello di Luciano Ligabue, che gli ha concesso Piccola stella senza cielo come colonna sonora. L’attesa ora è per un nuovo record e, magari, un nuovo distributore…

 

 

 

 

 

 

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