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"Il castello", un racconto superlativo delle paranoie degli uomini in divisa

Giorgio Carbone
Giorgio Carbone

Nato a Tortona (Al) il 19 dicembre 1941. Laureato in giurisprudenza a Pavia. Giornalista dal 1971. Per 45 anni coniugato all'attrice Ida Meda. Due figli. Critico cinematografico (titolare) per "La Notte" dal 1971 al 1995. Per "Libero" dal 2000 a oggi. Autore di tre dizionari: Dizionario dei film (dal 1978 al 1990); Tutti i film (dal 1991 al 1999); Dizionario della tv (1993).

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IL CASTELLO
Iris, ore 21. Con Robert Redford, James Gandolfini, Mark Rffalo. Regia di Rod Lurie. Produzione Usa 2001. Durata: 2 ore e 11 minuti

LA TRAMA
Robert Redford è un generale americano. Una leggenda dell'esercito. Nelle accademie si studiano le sue tattiche e si raccontano le sue vittorie e il suo coraggio temerario. Ma è stato temerario una volta di troppo. Una sua iniziativa  personale condotta disobbedendo  agli ordini ha causato la morte  di otto soldati. Una corte marziale lo spedisce in un carcere militare di massima sicurezza. Lì si scontra presto col direttore, un despota abituato a imporre la sua volontà tra le  mura del "castello". Lo scontro  diventa presto guerra aperta, quando un giovane detenuto viene ucciso per colpa del direttore (che fa sparare le guardie con pallottole vere). Nel carcere scoppia una rivolta e il generale si mette a capo. Non  può  che finire molto male.

PERCHÈ VEDERLO
Perché il regista ex critico cinematografico ed ex ufficiale di carriera sa raccontare molto bene come nascono e s'ingrossano le paranoie tra gli uomini in divisa. Eppoi ha a disposizione due mattatori a rivaleggiare in bravura. Vince probabilmente Gandolfini perché ha a disposizione il personaggio (il direttore) più scavato dalla sceneggiatura di David Scarpa.

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