C’è un luogo nel cuore del Bordelais in cui il tempo sembra dilatarsi e fondersi con la materia stessa del vino, un luogo dove la pietra parla di storia e i filari raccontano di rinascita. È Château de Malle, un monumento privato eretto tra XVII e XVIII secolo e riconosciuto Monument Historique dal 1943, che oggi si offre con nuova vitalità grazie all’arrivo di Luc e Clémence Planty, custodi di un’eredità plurisecolare che hanno deciso di far vibrare di nuovo respiro, riportando la voce della terra e la forza della tradizione al centro di un racconto che intreccia agricoltura, enologia, arte e ospitalità.

La storia comincia con Arnaud de Malle, produttore influente e commerciante di vino a Bordeaux, e prosegue con suo figlio Jacques, presidente del parlamento, che dà il nome al castello e ne innalza le prime cantine, per poi arrivare a Pierre de Malle, consigliere di Luigi XIV, che sogna un luogo di piacere, un rifugio vitale capace di accogliere uomini e idee. Un’idea che i suoi discendenti trasformeranno in realtà edificando, dal 1715, quella che ancora oggi appare come un’icona architettonica sospesa tra classicismo e Rinascimento. Il corpo centrale con il tetto alla Mansart, le torri rotonde che custodiscono la cappella, i saloni intarsiati di boiseries Louis XIV, la biblioteca antica, tutto trasmette l’eco di un’epoca in cui la nobiltà del vino si confondeva con la nobiltà dello spirito. E ai giardini, sei ettari e mezzo di meraviglia ispirati al Rinascimento e ai fasti di Versailles, amplificano questo dialogo tra natura e cultura, disseminati di statue che raffigurano divinità greche, scene di vendemmia e personaggi della commedia dell’arte, fino a un teatro di verzura che fu palcoscenico di feste e rappresentazioni, un microcosmo dove mito e realtà convivono sotto il segno della convivialità con pranzi eccellenti o pic-nic chic.

In questo scenario sospeso nel tempo, la famiglia Planty è giunta nell’aprile 2024, riportando energia e prospettiva, decisa a restituire al Château de Malle il suo ruolo di riferimento nel panorama dei Grands Crus di Sauternes e Graves. Con la loro filosofia “Vivre et se réjouir”, vivere e gioire, hanno dato il via a una ristrutturazione viticola improntata all’agroecologia, selezionando con cura materiale vegetale raro, recuperando merlot, cabernet e sémillon attraverso meticolose selezioni massali, disegnando una nuova geografia di impianti e restituendo equilibrio al paesaggio. I primi ettari piantati nel 2024 hanno segnato l’inizio di una nuova stagione, seguiti nel 2025 da ulteriori parcelle che porteranno la superficie vitata a trentatré ettari, con l’obiettivo di valorizzare la diversità genetica dei vitigni e trasformare il vigneto in un santuario di biodiversità. Il microclima che abbraccia queste terre, modellato dall’incontro fra le brume fredde del Ciron e i caldi raggi del sole pomeridiano, crea le condizioni perfette per la “pourriture noble”, quel miracolo naturale che conferisce ai Sauternes la loro inconfondibile complessità aromatica, un equilibrio fragile che i viticoltori osservano con devozione e rispetto, consapevoli che ogni vendemmia è una sfida tra uomo e natura. Dopo anni di silenzio produttivo, il 2024 ha segnato il ritorno alle vendemmie con un bianco secco elegante, vendemmiato a mano e vinificato in barrique, che ha saputo esprimere la freschezza degli agrumi e la morbidezza del sémillon, preludio a un rosso armonioso che vedrà la luce nel settembre 2025, mentre per il prossimo Sauternes bisognerà attendere il 2029, in una pazienza che solo i grandi terroir sanno insegnare. Intanto le bottiglie storiche, dai millesimi 1989 al 2018, custodiscono nei loro riflessi dorati il patrimonio sensoriale di generazioni, raccontando di miele e frutta candita, di spezie e fiori secchi, di tramonti infiniti nei calici dei collezionisti.

Ma Château de Malle non è soltanto vino: è un mondo che si apre, è un luogo di piacere, come già l’avevano pensato i suoi fondatori. Clémence Planty ha assunto la direzione turistica e culturale del castello con l’obiettivo di farne una destinazione dove l’esperienza va oltre la degustazione, unendo patrimonio, natura e arte. Dal 2025 il pubblico potrà varcare i cancelli per percorrere i viali fiancheggiati da statue, ammirare i giochi di prospettiva dei giardini su due terrazze, sostare davanti al teatro di verzura, ascoltare un concerto all’aperto, partecipare a visite guidate che uniscono racconto storico e scoperta enologica, vivere le giornate europee del patrimonio e i grandi eventi come “Un piano nell’erba”.

Al Château de Malle il pubblico potrà quindi vivere diverse esperienze: degustazioni di vini con pass dedicato, tour tematici sul patrimonio storico e sul Grand Cru Classé 1855 con possibilità di assaggi privati in barrique o degustazioni verticali, visite combinate che uniscono scoperta del vigneto e del castello con assaggio finale di due vini, incontri esclusivi con i proprietari Luc e Clémence Planty arricchiti da degustazioni di annate rare, pranzi privati nella storica sala da pranzo del XVIII secolo con menù gastronomici in abbinamento ai vini, picnic eleganti nei giardini monumentali con cestini gourmet e menù su misura, ricevimenti privati o aziendali organizzati nell’Orangerie, eventi culturali come concerti e spettacoli, e partecipazione a manifestazioni ufficiali come Rendez-vous aux jardins, Journées Européennes du Patrimoine, Portes Ouvertes de Sauternes e serate a tema come “Les divertissements de Malle”.

Tutto questo sotto lo sguardo vigile di un team che unisce agronomi, storici dell’arte, guide e tecnici di cantina, tutti legati dalla stessa volontà di trasformare il castello in un luogo di incontri e di emozioni. Il progetto culturale e turistico si accompagna a una visione agricola precisa: l’agricoltura biologica, ottenuta già nel 2024 per una parte del vigneto e in conversione per il resto, con trattamenti naturali a base di ortiche e prêle, sovescio di trifoglio e avena, arature superficiali rispettose della biodiversità, il tutto per proteggere la ricchezza dei suoli e la vitalità delle viti. Così il castello diventa un laboratorio di sostenibilità, un esempio di come la tradizione possa dialogare con l’innovazione, mantenendo sempre la qualità come obiettivo finale. Passeggiando tra i giardini, si percepisce come ogni elemento racconti una storia: il gruppo scultoreo di Céfalo e Aurora che richiama il mito dell’alba eterna, le figure della vendemmia che celebrano il lavoro della terra, le allegorie dei quattro elementi che dominano la terrazza superiore e ricordano l’equilibrio fragile tra natura e creazione umana, i personaggi della commedia dell’arte che invitano al sorriso e alla leggerezza. Ogni statua, ogni bassorilievo, ogni linea prospettica parla di un dialogo antico tra arte e vino, tra fatica e gioia, un dialogo che la famiglia Planty ha deciso di riportare al centro dell’esperienza. E mentre Luc Planty si dedica alla cura dei vitigni e alla ricerca enologica, guidato da un amore per la terra che risale alla sua famiglia dal XVII secolo, Clémence plasma un’accoglienza che unisce modernità e tradizione, convinta che un castello non debba mai essere un museo immobile ma un organismo vivo, pulsante, capace di accogliere i visitatori e trasformarli in parte della sua storia. Nei prossimi anni il Château de Malle vedrà crescere un’agenda culturale ricca di eventi unici, che uniranno musica, arte e vino, trasformando ogni visita in un’esperienza multisensoriale. Così, mentre le stagioni si alternano e le vigne maturano, il castello respira, racconta e incanta, pronto a scrivere nuovi capitoli della sua epopea, fedele al suo mantra che oggi più che mai risuona tra le mura e nei calici: vivere e gioire, perché il vino, come la vita, ha senso solo se condiviso.
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https://www.nouvelle-aquitaine.fr/
Autrice dell'articolo Orchidea Colonna
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