Là dove la scalinata di Trinità dei Monti sembra un gradito invito al cuore di Roma, splende da oltre un secolo un santuario discreto del lusso: Hassler Roma. Appare come una visione, una promessa, un pezzo di memoria appartenuto a qualcun altro ma che inspiegabilmente senti anche tua. Lo vedi stagliarsi in cima, elegante senza ostentazione, come quei personaggi nei film d’epoca che non hanno bisogno di parole per imporsi sulla scena. Il portiere apre la porta come se stesse aprendo un sipario, e tu entri in una penombra morbida, avvolto in profumi di legno caldo, fiori freschi e un’eco sottile di storia che scivola tra le colonne, nei velluti, nelle scale che sembrano conoscere la traiettoria esatta dei passi illustri che le hanno percorse. Non serve essere una star per sentirsi attesi; l’Hassler ha il talento raro di far sentire chiunque il protagonista di un romanzo. Le storie imbottite nei suoi cuscini sono infinite.

C’è chi arriva dopo un lungo viaggio, stanco ma con un desiderio segreto di lasciarsi sorprendere. Chi arriva in incognito, sperando che Roma gli conceda una tregua dal proprio nome. Chi arriva in coppia, e cammina piano, come se temesse di rompere l’incantesimo che quel luogo crea per natura, senza mai vantarsene. Perché l’Hassler è così: un mago discreto. Mai troppo, mai poco. Giusto quel che basta perché tu ti senta a casa in un luogo che casa non è, ma che con una gentilezza ferma e silenziosa si trasforma rapidamente in un altare personale di comfort e bellezza. Le camere sono piccoli teatri privati. Ti accolgono senza rumore, con i tessuti che sembrano scelti per non disturbare, con i marmi che trattengono la luce come se la custodissero per te. Le finestre aprono squarci sulla città che sembrano dipinti del Seicento: cupole, tegole, campanili, il traffico basso e lontano, come un’onda che non ti sfiora. Se ti spingi verso la terrazza, soprattutto quella al settimo piano, succede qualcosa di strano, quasi fisico. Roma ti sale addosso. Ti entra negli occhi, nella pelle, nella gola. La riconosci anche se non l’hai mai conosciuta davvero. La guardi dall’alto, la città ti parla senza dirlo, e tu rimani lì, sospeso in quella mezz’ora di luce che sembra costruita apposta per essere ricordata.

L’Hassler non ha solo camere e suites: ha memorie. Ci sono porte che nascondono incontri, stanze che hanno visto amori arrivare di nascosto e ripartire all’alba, visi che hanno pianto e riso allo stesso tavolo, mani che si sono strette con la consapevolezza che quello, in quel momento, era un luogo-santuario. E poi c’è Il Palazzetto, l’altra anima dell’Hassler, quella più raccolta, quasi sussurrata. Quattro camere, poche, preziose, con una vista che non sembra reale. Qui tutto è più lento, più intimo, come se il mondo intero avesse deciso di farti un regalo: un angolo di Roma solo per te. L’Hassler ha attraversato epoche, mode, tempeste e rinascite. Ha visto Roma cambiare mille volte restando sempre se stessa. È stato rifugio, celebrazione, consolazione, riparo, sogno. Chi ci lavora parla dell’hotel come si parla di un parente amato: con rispetto, con orgoglio, con un senso di appartenenza difficile da spiegare. Perché in fondo l’Hassler non è soltanto un edificio: è una comunità invisibile fatta di mani che lavorano dietro le quinte, di sorrisi dosati con cura, di professionalità che diventano poesia quotidiana.

Tra le suites più prestigiose dell'Hassler Roma scopriamo la Presidenzial Suite San Pietro, in cui si rifugiò durante le riprese di Vacanze Romane Audrey Hepburn
All’interno domina un elegante rivestimento in legno chiaro, con mobili d’epoca, specchi, tappeti in colori soft e divani chiari che evocano lo stile classico-romantico d’altri tempi. La suite dispone di un bagno ampio e luminoso, e soprattutto di una terrazza panoramica che si estende per tutta la lunghezza della camera: un luogo perfetto per un caffè al mattino o un aperitivo al tramonto con vista sui tetti di Roma.
All’arredamento e ai dettagli classici si aggiunge un’atmosfera intima e discreta, come fosse un appartamento privato più che una stanza d’albergo — probabilmente uno dei motivi per cui Hepburn si sentiva “a casa” in quella suite. La sensibilità della famiglia Wirth per il bello si è espressa anche nel ristorante Imàgo, dove si traduce in una profonda attenzione per la qualità e l’eccellenza dell’alta cucina.

Il ristorante, insignito di una stella Michelin, accoglie gli ospiti in una grande sala dalle ampie vetrate che regalano una vista straordinaria su Roma. A guidarlo è Andrea Antonini, romano classe 1991, che nel 2019 ha raccolto il testimone da Francesco Apreda. Antonini sprigiona energia e vitalità, qualità che si ritrovano pienamente nella sua cucina, capace di coniugare tecnica, creatività e un forte senso di identità.
Lo splendido Salone Eva (il Palm Court è il giardino esterno), l'altro ristorante dell’hotel, in inverno diventa una piccola tregua dalla vita frenetica, mentre d’estate, cambia volto e si trasforma in una corte appartata, un giardino inaspettato nel cuore pulsante di Roma, un rifugio per chi desidera ascoltare e farsi ascoltare.
La proposta gastronomica del Salone Eva, opera dell'executive Chef Marcello Romano, dell’Hassler racconta una cucina elegante che affonda le radici nella tradizione, a partire dalla Amatriciana con pepe aromatico, guanciale croccante e pecorino romano DOP”, reinterpretazione d’autore di un grande classico. Raffinato anche il “Raviolo di baccalà e barbabietola con cavolo verza e cannellini”, piatto che unisce tecnica e delicatezza e gli indimenticabili Gnocchetti alla genovese. Tra i secondi spicca il “Filetto di manzo con senape integrale e salsa olandese al tartufo”, simbolo dell’approccio contemporaneo della cucina. Il mare prende forma nella “Spigola arrosto con scapece di gamberi e cavolo nero”, gioco di consistenze e sapori mediterranei. In chiusura, il celebre “Hassler Tiramisù” conferma la vocazione dell’hotel per una pasticceria d’autore senza tempo o un delizioso Strudel con cinnamon sauce.

L'Hassler fa parte di The Leading Hotels of the World, che riunisce oltre 400 hotel di lusso indipendenti in più di 80 paesi. Fondato nel 1928, il gruppo si è imposto come punto di riferimento per un’ospitalità d’eccellenza che privilegia autenticità e identità locale. La selezione degli alberghi avviene tramite criteri rigorosissimi: solo una piccola percentuale delle strutture candidate ottiene l’ammissione. Ogni hotel membro offre un’esperienza esclusiva, spesso legata alla storia del luogo o al design ricercato degli ambienti. Per mantenere gli standard, LHW effettua regolari ispezioni a sorpresa considerate tra le più severe del settore. La rete LHW rappresenta oggi un simbolo del lusso su misura, lontano dall’omologazione del mercato. In un periodo in cui l’esperienza autentica è sempre più richiesta, LHW continua a guadagnare consenso internazionale. Il suo modello rimane uno dei più solidi nel panorama dell’hôtellerie di alta gamma.
E mentre la notte scende sulla città, e le luci accendono le sue curve, le sue cupole, le sue ombre lunghe, l’Hassler rimane lì, immobile e vivo allo stesso tempo, come un guardiano gentile. Un faro della memoria. Un custode di promesse. Un luogo che, una volta lasciato, continua a chiamarti con discrezione, come fanno gli amori veri. E quando ripensi al tuo soggiorno, anche dopo anni, ti accorgi che non ricordi solo un hotel. Ricordi una versione di te stesso che, almeno per un attimo, si è sentita parte della storia infinita di Roma.
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