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"Lasciatemi cantare la Rai delle grandi tristezze2

Le note stonate di Raiuno

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C'era una vecchia battuta di Pietro Nenni, ai bei tempi in cui i socialisti contavano qualcosa: «Volevo entrare da anni nella stanza dei bottoni, e quando entrai mi accorsi che i bottoni non c'erano...». È esattamente la sensazione che si ha entrando nella testa degli autori di Raiuno. A Raiuno non ci sono i bottoni. Forse non c'è nemmeno la stanza. C'è solo una narcotica coazione a ripetere. Prendete questo “Lasciatemi cantare” (mercoledì sera Raiuno al posto del disastroso Sgarbi). Spacciarlo come un “talent” d'alto bordo è una paraculata. In realtà, trattasi di una mutazione genetica tra “Ciak si canta” e “Ballando con le stelle”: i vip che si sfidano l'un l'altro in gare canore per pochi euro da mettersi in saccoccia e ancorchè affiancati da vocal coach professionisti sono un'idea vecchia come il cucco. Le canzoni stonate e la giuria (presentatori stracotti, starlette di terz'ordine, perfino Gloria Guida, sogno erotico adolescenziale) deflagrano  in una tristezza infinita. Ghini, Conticini, Pannofino ( ha ragione Dippolina su Repubblica: più che a Buscaglione somiglia a Smaila), la Satta, Laura Barriales e Fanny Cadeo, popputa amazzone emersa dalle nebbie degli albori di Striscia: sono tutti spettri vagolanti tra l'insostenibilità della sagra paesana e la sfuggevolezza del buon gusto. Perfino la figura di Gianni Boncompagni messo lì come un fool del teatro elisabettiano, evidentemente per dare un sussulto all'insieme, diventa puro ornamento. Certo, si obbietterà, che gli ascolti di codesto programma non sono così orribili (16/17% di share). Ma, diamine, dov'è finita non dico l'idea d'una tv maieutica, ma almeno quella del servizio pubblico tanto invocata dal nuovo direttore generale? Se Telelombardia o Telenorba avessero i mezzi di Raiuno probabilmente riuscirebbero a rendere un minimo dignitose quest'accozzaglia di brutture (anzi, già lo fanno). Pensare che, col digitale terrestre, piccole case di produzione riescono a sfornare gioiellini di sperimentazione a un decimo dei costi Rai, fa solo imbestialire. Bisognerebbe che il direttore di rete Mazza, o Carlo Conti o chi per loro avessero il coraggio di entrare nella stanzetta degli autori con un mitragliatore leggero. Così, giusto in segno di educato dissenso...    

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