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Il Cacciatore, arieccoci con la solita mafia

Non malaccio, ma nulla di nuovo

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Il Cacciatore mentre fuma Foto: Il Cacciatore mentre fuma
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La scena più romanzata è quella del superboss Leoluca Bagarella in occhialoni anni 90 che cerca, accorato, in un negozio del centro di Palermo, “i greatest hits di Spagna”; e non li trova (“escono tra una settimana”, ciancica la commessa); e ne esce, deluso, infilandosi in una Fiat Tipo color grigio topo. La scena meno credibile è quando il magistrato protagonista Saverio Barone, riesce a far disseppellire una scatola di dollari al pentito Salvatore Cangemi infilandogli in testa una giacca e facendolo passeggiare, al buio, nei ricordi. La scena più efferata sta nella tortura in stile nazistoide di un pentito ridotto a quarto di bue dissossato (senza che si veda la tortura); mentre il più rozzo dei carnefici, Giovanni Brusca “detto U' Verru, 200 omicidi”, si prepara col distacco d'un macellaio, a sciogliere nell'acido il figlio di un altro “infame”, Di Matteo, dopo averlo strozzato a mani nude. Tra questi tre fotogrammi de “Il cacciatore” si dipanano le prime due puntate della nuova fiction di Raidue, tratta dalla semi-autobiografia del magistrato Alfonso Sabella, ex pool antimafia. Oggi Sabella ce lo ricordiamo per la non eccelsa prova di assessore alla legalità del Comune di Roma nell'era Marino; ma fu l'uomo che contribuì, a cavallo delle stragi di Capaci e via D'Amelio, a scardinare il legato mafioso di Totò Riina. Pm del pool antimafia (arruolato qui dopo aver denunciato il suo Procuratore Capo e immediatamente battezzato “Caganidu”, l'ultimo uccellino del nido) qui vede incrociare le proprie ambizioni di carriera col destino del superlatitante Bagarella. Il quale è rappresentato –e qui sta il neo narrativo- quasi con l'aura dell'antieroe, risoluto, amante appassionato della moglie, tenace custode di amicizie per quanto orribili, fan sfegatato appunto della cantante Spagna la cui discografia punteggia le omertà e gli ammazzamenti della storia. Molti i flashback del magistrato che scopre la violenza da ragazzino, tra i boschi siculi, nelle efferate cacce al cinghiale. Il resto del personaggio –interpretato, bene, da Francesco Montanari, lascia intravvedere uno stronzo con ampie probabilità di redenzione. Regia veloce e ben curata per 12 episodi, ma se mi chiedete dove sta la novità in quest'ennesimo pippone mafia-movie, be' faccio l'omertoso….

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