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Maduro battuto alle elezioniCaracas ammaina la bandiera rossa

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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New York. Schiaffo al socialcomunismo in America Latina, ed e' la seconda volta che succede in poche settimane. La prima era stata la cocente sconfitta, in Argentina, del partito di Cristina de Kirchner, la socialista-populista che nel 2008 aveva ereditato il posto dal marito presidente Nestor Kirchner: a vincere il 22 novembre, dopo i 12 anni di regime dei Kirchner, era stato il rappresentante del centro-destra moderato, e liberista in economia, Mauricio Macri, sindaco di Buenos Ayres ed ex presidente del Boca Juniors. Ieri, domenica 6 dicembre, e' toccato al Venezuela di ammainare la bandiera rossa, grazie alla vittoria nelle elezioni per l'Assemblea Nazionale legislativa della Democratic Unity, il cartello delle forze di opposizione al partito socialista di Nicolas Maduro. A Caracas il rigetto del socialismo e' andato oltre le aspettative dei sondaggi, e ora sta ai quattro o cinque partiti della coalizione anti Maduro mostrare la capacita' politica di unirsi nello sforzo di ricostruzione della nazione, ricchissima di petrolio ma condotta alla rovina economica e sociale da Hugo Chavez e dal suo erede. In attesa dei 22 seggi ancora da assegnare, sui 167 seggi che compongono la Camera (unica) venezuelana dei deputati, la DU ne ha gia' conquistati 99, contro i 46 del partito chavista. Nella serata di lunedi' 7 dovrebbero essere annunciati i risultati finali, e i leader dell'opposizione contano di arrivare a circa 113 rappresentanti, un margine che darebbe agli anti socialcomunisti in parlamento un potere reale anche senza avere la presidenza. Con i tre quinti della Camera, 101 voti, si possono infatti “censurare” i ministri del governo centrale e il vicepresidente e ottenerne l'espulsione dal governo, mentre con la supermaggioranza dei due terzi (112 seggi) si puo' convocare una Assemblea Costituzionale per riscrivere la Costituzione. La Camera uscita dal voto “rivoluzionario” di domenica entrera' in carica a gennaio, e con grande probabilita' avra' la forza numerica e politica di avviare persino, fra un anno, la procedura per nuove elezioni presidenziali finalizzate a sostituire lo stesso Maduro, che aveva vinto le elezioni nel marzo del 2013 dopo la morte di Chavez e ha la scadenza naturale del suo mandato prevista nel 2019. E' comunque gia' certo che la vittoria di una semplice maggioranza, gia' acquisita, sara' usata dalla nuova maggioranza per far passare una “legge di amnistia” che liberera' dalla galera gli oppositori politici di Maduro, tra i quali spicca uno dei loro maggiori leader, Leopoldo Lopez Mendoza, fondatore del partito Volonta' Popolare nel 2009. Lopez Mendoza, 44 anni, laureato anche negli USA alla John F. Kennedy School of Government, Kenyon College, Harvard University, sta scontando una condanna a 13 anni sotto l'accusa di aver appoggiato le proteste di strada dell'anno passato degli studenti, dei lavoratori e del clero, represse nel sangue dagli squadroni della morte addestrati, e infiltrati, dagli agenti cubani di Raul e Fidel Castro. Lopez Mendoza rappresenta una seria speranza per il futuro del Venezuela, che e' in recessione drammatica (-10% di crescita del PIL quest'anno, secondo il Fondo Monetario, con una inflazione reale tra il 125 e il 150%). Pur essendo in prigione, Lopez Mendoza gode gia' di un indice di popolarita' domestica del 50%, contro meno del 30% per il presidente marxista in carica, e ha anche il sostegno di organizzazioni internazionali per i diritti umani- Amnesty International, Human Rights Watch, the United Nations High Commissioner for Human Rights – che hanno chiesto il suo immediato rilascio dopo l'incarcerazione. Maduro ha chiamato la propria disfatta alle urne “controrivoluzione”, e i prossimi mesi diranno se e quanto rispettera' la parola del “pueblo”, il popolo vero che non ne puo' piu' di 16 anni di “rivoluzione chavista”. Finora ha avuto solo la solidarieta' dei fratelli Castro da Cuba. L'altra compagna rossa del Sud America, Dilma Vana Rousseff, presidente del Brasile, ha altri grattacapi. Il suo paese e' in recessione, con il PIL in decrescita del 4,5%, e lei e' attualmente sottoposta alla procedura di impeachment. di Glauco Maggi

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